Vae victis è una celebre locuzione latina il cui significato è guai ai vinti. In base a quanto affermato dallo storico romano Tito Livio nell’opera Ab Urbe condita libri, la frase sarebbe stata pronunciata da Brenno, il capo dei Galli Senoni che, nel 390 a.C., avevano sconfitto e successivamente occupato la città di Roma. Era quindi necessario che i romani pagassero il tributo di guerra e, a tale scopo, stavano mettendo dell’oro su una bilancia predisposta a tale scopo; qualche romano però cominciò a sospettare che i pesi fossero truccati e si mise a protestare con i galli; Brenno sfoderò quindi la sua spada e la aggiunse al piatto dei pesi che dovevano essere pareggiati con l’oro rendendo di conseguenza il tributo ancora più costoso; nel contempo esclamò vae victis per chiarire agli sconfitti che le condizioni venivano dettate da chi era più forte.
Non c’è assolutamente la certezza che l’episodio sopra citato sia realmente avvenuto, ma, comunque sia, l’espressione Vae victis è divenuta proverbiale in varie culture e viene utilizzata quando si vuole amaramente sottolineare come una sconfitta possa essere talvolta drammatica e umiliante per chi la subisce; al contrario, può anche essere pronunciata, come crudele e beffardo accanimento, da chi ha di fronte a sé un avversario ormai sconfitto e totalmente alla sua mercé.
(Dal Califfato alla Germania che umilia i greci, nelle guerre (anche finanziarie) d’oggi torna in auge il “guai ai vinti“; La Stampa 22 luglio 2015).

L’espressione “Vae victis” è usata quando s’intende amaramente sottolineare come una sconfitta possa essere talvolta drammatica e umiliante per chi la subisce