Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco è un noto proverbio sulla cui origine ci sono molte discussioni, tranne sul fatto che è stato reso particolarmente popolare da Giovanni Trapattoni, celebre ex calciatore ed allenatore, nel corso di una delle sue tante interviste; secondo molti, Trapattoni avrebbe storpiato un altro proverbio, ovvero “non dire quattro se non ce l’hai nel sacco“. In realtà, la variante che cita il gatto sembra essere precedente all’intervista di Trapattoni; sarebbe infatti riportata in un Bignami del 1967.
Storpiatura o no, il significato appare molto chiaro: non si deve fare affidamento su qualcosa che ancora non è a nostra disposizione (e che non è detto sia facile ottenere); è quindi un invito ad avere un atteggiamento abbastanza cauto, prudente, in sostanza è un’esortazione a non cantar vittoria troppo presto; praticamente lo stesso monito desumibile da un altro celebre modo di dire: vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso.
(“Il trapattonese è una lingua-labirinto, un dialetto, ma anche un modo di essere, uno stile di vita. È complicato, strano, a volte comico ma non sempre incomprensibile. “Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco“, a parte lo smarrimento iniziale, arriva dritto allo scopo, è la traduzione trapattonesca di stai calmo, non fare il passo più lungo della gamba e aspetta a cantare vittoria. È un proverbio quasi di uso comune ormai: il Trap, ovviamente, è conterraneo del Manzoni e ne ha sentito l’influenza“; la Repubblica, 16 marzo 2009).
In lingua inglese lo stesso concetto viene espresso con il proverbio Don’t count your chickens before they are hatched! la cui traduzione è: non contare i tuoi polli prima che si siano schiuse le uova. Anche qui il significato è cristallino, prima di cantar vittoria si deve essere sicuri delle proprie risorse.

Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco è un proverbio italiano reso particolarmente popolare dall’allenatore di calcio Giovanni Trapattoni
Non dire gatto o non dire quattro?
Riguardo alla variante “non dire quattro se non ce l’hai nel sacco” ci sono varie interpretazioni, anche se il senso, ovviamente, è il medesimo di “non dire gatto se non ce l’hai nel sacco“. Nella sua opera “Modi di dire proverbiali” (1875), Ludovico Passarini (Pico Luri di Vassano) spiega così il curioso detto:
“Tendeva la mattina una ragna da pigliare tordi, e altri uccelli un villano di Pillercoli, e la sera se n’andava insieme con un compagno a stendere, e di mano in mano che calava giù la rete, schiacciava il capo a’ tordi, e gli metteva in un sacco, che teneva il compagno in mano, e quando poneva i tordi nel sacco, non guardava sempre alla bocca di esso, perché teneva gli occhi nel sacco. Mentre che ficcava dentro i tordi, quando aveva dato loro la stretta al capo, diceva: e uno, e due, e tre, e così gli andava contando a uno a uno; ma quando fu al quarto non schizzò così bene; onde il dire, e quattro, e ‘l volar via il tordo fu tutt’uno. Sì che il compagno disse: Non dir quattro, ché non è nel sacco, che poi passò in proverbio; il quale dimostra che chi non ha la cosa ben masticata e sicura, non dee farne disegno certo, né andarsene preso alle grida“.