Homo sum, humani nihil a me alienum puto è una frase latina la cui traduzione è “sono un uomo, niente di ciò che è umano ritengo mi sia estraneo”. È un’espressione che il celebre commediografo romano Terenzio fa pronunciare nella sua opera Heautontimorumenos al vecchio Cremete come risposta al rimprovero del suo vicino di casa Menedemo, alteratosi per la curiosità del suo interlocutore; la frase è divenuta celeberrima ed è divenuta rappresentativa dell’humanitas romana, un valore etico originatosi nel Circolo degli Scipioni e con cui si sostenevano gli ideali di attenzione e benevola cura tra gli esseri umani; in sostanza si affermava che un uomo non può, per sua natura, non preoccuparsi di ciò che succede a un altro essere umano e non essere solidale con lui.
Oggi la frase è utilizzata con diverse sfumature di significato; la si impiega, per esempio, per alludere alla debolezza della natura umana, alla facilità con cui l’essere umano può commettere errori o macchiarsi di colpe; è altresì utilizzata per riferirsi alla tendenza all’apertura a qualsiasi esperienza umana, al non voler mancare nessun tipo di esperienza ecc.
Homo sum, humani nihil a me alienum puto – Origine della frase
Come accennato in apertura, la frase è presente nell’opera Hautontimoróumenos (una rielaborazione dell’omonima commedia di Menandro; il termine significa Il punitore di sé stesso); l’anziano Menedemo sta lavorando duramente nel suo campo, dalla mattina fino a tarda sera; è arrabbiato con sé stesso per aver impedito che suo figlio Clinia sposasse Antifilia, una ragazza priva di mezzi. In seguito al diniego del padre relativamente alle nozze, Clinia sceglie di diventare mercenario e di andare a combattere in Asia; Menedemo non si perdona questa conseguenza e si punisce lavorando in modo incessante e faticando enormemente; Cremete, un vicino di casa di Menedemo, è colpito dal comportamento di quest’ultimo e, con lo scopo di aiutare il vicino, che considera un amico, gli chiede perché si stia sottoponendo a quel lavoro durissimo. Menedemo però non apprezza il gesto di Cremete e gli risponde in modo piuttosto brusco dicendogli: “Cremete, hai così tanto tempo libero da poterti occupare dei fatti altrui, che non ti riguardano per niente?”; in sostanza, Menedemo accusa Cremete di essere una persona indiscreta invitandolo a farsi gli affari suoi. E qui che Cremete replica con la frase che diventerà celeberrima: Homo sum, humani nihil a me alienum puto.
Secondo alcuni autori, più che un elogio dell’umanità, come in genere la si interpreta, la frase andrebbe intesa come un elogio dell’indiscrezione; in sostanza, Cremete vuole rivendicare il diritto che l’uomo ha di “eccedere” nella comunicazione fra uomini basandosi sul principio che gli esseri umani non solo possono, ma addirittura hanno il dovere di occuparsi di tutto quello che è umano. Si può essere d’accordo o no con questa interpretazione, ma, certamente, è un punto di vista interessante.

Quinto Orazio Flacco, Publio Terenzio Afro, Publio Virgilio Marone
Curiosità
Il linguista e semiologo russo Romа́n Ósipovič Jakobsòn (1896-1982) ha parafrasato la frase di Terenzio affermando: Linguista sum; linguistici nihil a me alienum puto (sono un linguista, non considero a me estraneo nulla di linguistico).
Una parafrasi è presente anche nel romanzo I fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij; al diavolo lo scrittore fa dire: “Satana sum et nihil humanum a me alienum puto” (il diavolo, assumendo sembianze umane, è costretto a subirne anche i suoi problemi tra i quali, come nel caso specifico dell’opera in questione, i reumatismi).
Frasi celebri, motti e modi di dire – Locuzioni e frasi latine