Fare la Cassandra (anche essere una Cassandra) è un curioso modo di dire che significa predire avvenimenti disastrosi, preconizzare eventi funesti, drammatici, luttuosi, tristissimi senza essere creduti; in altri termini, essere profeti inascoltati.
(Scusi, ci sta dicendo di prepararci a una guerra degli Usa? «No, su questo non vorrei proprio fare la Cassandra, anche se di guerre in questi ultimi tempi ne abbiamo già viste e le attuali tensioni con la Russia non promettono nulla di buono. Diciamo che, complice anche questa situazione dei mercati, bisogna vigilare e non dare per scontata la pace»; La Stampa, 20 settembre 2008).
Fare la Cassandra – Origine del modo di dire
Si tratta di un curioso modo di dire che, come molti altri, trae origine dalla mitologia greca; come spesso capita, le versioni sono diverse; di seguito riportiamo quella più nota.
Cassandra era figlia di Priamo, re di Troia; il dio Apollo, che si era innamorato perdutamente di lei, le fece dono della preveggenza; la giovane principessa troiana però rifiutò la proposta amorosa di Apollo che, per tutta risposta, si vendicò condannandola a predire eventi di terribile portata senza essere mai creduta. Di Cassandra si parla nell’Iliade; Omero la descrive mentre predice, derisa dai propri concittadini, la distruzione della città di Troia.
Sindrome di Cassandra
In ambito psicologico, con chiaro riferimento al mito della principessa di Troia, si definisce come sindrome di Cassandra, la condizione di quei soggetti che hanno una visione troppo pessimistica degli avvenimenti futuri, sia che questi riguardino sé stessi o altre persone; molto spesso si tratta di individui affetti da depressione o ansia patologica che formulano continuamente previsioni negative, anche se hanno la certezza non poter in alcun modo fare niente per impedire gli avvenimenti avversi.

Raffigurazione di Cassandra