Eppur si muove! è una celeberrima frase che la tradizione attribuisce a Galileo Galilei che l’avrebbe sommessamente pronunciata nel 1633, di fronte ai giudici dell’Inquisizione, al termine della sua abiura dell’eliocentrismo.
In realtà, sembra che il grande fisico e astronomo pisano non abbia mai pronunciato la famosa frase; perlomeno non esistono prove certe; la presunta erronea attribuzione è da ricercarsi nella ricostruzione che della vicenda avrebbe fatto un giornalista torinese, Giuseppe Marco Antonio Baretti (1719-1789), conosciuto anche con lo pseudonimo di Aristarco Scannabue. In una sua antologia pubblicata a Londra nel 1757 (The Italian Library) Baretti scrive:
Questo è il famoso Galileo, che fu sottoposto all’inquisizione per sei anni, e torturato per aver detto che la terra si muoveva. Quando fu liberato, egli alzò lo sguardo al cielo e giù verso terra e battendo il piede, con animo contemplativo disse: Eppur si muove; ossia, tuttavia si muove, intendendo la Terra.
La ricostruzione di Baretti (che molto probabilmente intendeva mettere in evidenza l’atteggiamento chiuso e contraddittorio della Chiesa cattolica del tempo e difendere allo stesso tempo la dignità dello scienziato pisano) è sicuramente suggestiva, ma non ci sono prove che Galileo abbia effettivamente pronunciato quelle parole.
Per inciso, soltanto nel 1992 la Chiesa cattolica ha cancellato la condanna “al silenzio” che il tribunale inflisse a Galileo il 22 giugno del 1633. La motivazione è che la condanna fu motivata da “un’indebita commistione di teologia e cosmologia pseudo-scientifica e arretrata”.

Stampa che ritrae la visita che John Milton avrebbe fatto a Galileo nel 1638, quando lo scienziato pisano era agli arresti. Milton parla della sua visita nell’Aeropagitica, un trattato in prosa che l’autore inglese scrisse durante la Guerra civile inglese e che fu pubblicato nel 1644.
La variante E pur si muove!
La frase è talvolta anche riportata nella variante E pur si muove!.
Nel 1911 queste parole furono notate in un dipinto acquistato da un collezionista d’arte belga, Jules van Belle. Il dipinto, che raffigura Galileo in prigione, risale al 1643 o al 1645 (l’ultima cifra riportata sul dipinto non è ben visibile), quindi a poca distanza dalla morte di Galileo (1642). Anche la firma dell’autore non è chiarissima, ma molti esperti d’arte sono concordi nell’attribuirla al pittore spagnolo Bartolomé Esteban Pérez Murillo.
Eppur si muove! – Uso nel linguaggio comune
La frase è talvolta citata nel linguaggio comune da chi vuole affermare con una certa caparbietà le proprie certezze riguardo a una tesi che è invece rifiutata dagli interlocutori.
In lingua inglese la frase è tradotta con l’espressione and yet it moves oppure con although it does move.