Damnatio memoriae è una locuzione latina la cui traduzione può essere resa con “condanna della memoria”; nell’ordinamento giuridico dell’antica Roma con tale espressione si faceva riferimento a una pena particolarmente severa che aveva lo scopo di cancellare tutti i riferimenti (scritti, iscrizioni, ritratti ecc.) relativi a colui che era interessato da tale istituto; in sostanza, era il tentativo di condannare qualcuno all’oblio, come se non fosse mai esistito. In genere erano colpiti da tale condanna coloro che erano considerati ostili a Roma e al Senato, diventati tali in quanto traditori o comunque dopo essere finiti in disgrazia dopo la perdita del loro potere politico. La damnatio memoriae non è stata comunque un’esclusiva degli antichi romani, essendo praticata anche dagli egizi.
Nell’antica Roma la pena della damnatio memoriae era di solito applicata dal Senato e, di fatto, rappresentava una vera e propria morte civile; prevedeva innanzitutto l’abolitio nominis; il nome del condannato era cioè cancellato da tutte le iscrizioni e si distruggevano tutte le sue immagini e le statue che lo riguardavano. Spesso seguiva la rescissio actorum (annullamento degli atti); in pratica venivano distrutte completamente tutte le opere che il condannato aveva realizzato durante l’esercizio della propria carica.
In età imperiale la damnatio memoriae arrivò a interessare, post mortem, anche gli imperatori che erano stati spodestati oppure uccisi. In epoca medievale tale istituto ha interessato personaggi politici importanti e papi.
Damnatio memorie – Utilizzo odierno dell’espressione
L’espressione è ancora attuale, ma non si tratta più di un esercizio giuridico come ai tempi degli antichi romani. Oggi la si usa per riferirsi alla cancellazione, spesso intenzionale, ma non sempre, dalla memoria di periodi storici, persone o ideologie in quanto ritenuti negativi.
Damnatio memoriae – Esempi
Gli esempi seguenti, tratti da alcuni articoli di riviste o quotidiani chiariranno meglio il significato, o meglio, l’uso attuale di tale locuzione.
(Il fenomeno della “damnatio memoriae“, vale a dire la cancellazione di ogni traccia dell’esistenza di una persona, non è nuovo: risale agli antichi Egizi e Romani. Ed anche nei secoli successivi è stata di tanto in tanto praticata. Non so se sia mai stata veramente efficace, ma certo oggi, nell’epoca della comunicazione, non lo è. Inoltre mi sembra piuttosto controproducente. La congiura del silenzio su una persona o su un fatto ritenuti “non grati” lo è molto di più. Per esempio nel periodo compreso tra il 1970 e il 1988 nessuno scriveva di Guy Debord, l’autore di “La società dello spettacolo“; espresso.repubblica.it, 3 novembre 2017).

Guy Debord (1931-1994), filosofo e scrittore francese, è stato vittima di una moderna damnatio memoriae
(“Dunque, di Hercule non c’era soltanto Poirot, ma anche lo sconosciuto Hercule Florence. E per fortuna una sorprendente mostra-monstre a Villa Paloma di Montecarlo (cinque anni di ricerche di due valenti «esploratorI»: Linda Fregni e Cristiano Raimondi) ce lo fa scoprire, nella sua imprevedibile complessità proteiforme. «Inventore», si definiva, a ragione. Geniale. Esploratore nato. Melanconico-cronico. Felicemente fallimentare. Indomito sperimentatore. Così precoce da meritarsi la damnatio memoriae più ingiusta e crudele. Un personaggio degno di un film di Herzog, da racconto di Roussel“; lastampa.it, 31 marzo 2017.
(“C’è da scottarsi a toccare Predappio e i suoi ingombrantissimi legami con la storia, plasticamente rappresentati dalla monumentale ex casa del fascio che il sindaco Giorgio Frassineti, ormai da anni e fra mille ostacoli ideologico-culturali, sta facendo di tutto per trasformare in museo del fascismo: «Siamo a un punto di svolta col progetto e io vado avanti, non posso permettere di fare di un edificio del genere una vittima della damnatio memoriae»”; lastampa.it, 22 dicembre 2016).
(“Soltanto Edward Gibbon nelle pagine più cupe della “Decadenza e caduta dell’Impero Romano” ha potuto raccontare, tutte insieme, vicissitudini tanto confuse e drammatiche: la deposizione cruenta e la damnatio memoriae del vecchio imperatore, gli scontri fratricidi fra i successori (non so bene come fa il plurale femminile di successore: le successore?), le finanze in dissesto, le legioni allo sbando, i veterani di tante campagne messi alla porta, i politici sorpresi e spaventati, la ricerca frenetica di alleati elusivi e infìdi, i barbari che premono ai confini avidi delle spoglie del gigante ferito“; lastampa.it, 12 maggio 2016).
(“È solo una delle tante «rotture», nella vita del Papa del Surrealismo: «rotture» con le sue donne – quattro mogli e altre stelle filanti – e coi compagni di strada. Coi quali, le une e gli altri, Breton segue sempre lo stesso copione: colpo di fulmine, amour fou, esperienza fusionale, dissenso – apertamente teorico o politico, segretamente pulsionale –, «espulsione» e damnatio memoriae”; lastampa.it, 27 febbraio 2017).
(“Ma le proteste del cacciatore di nazisti Serge Klarsfeld, in rappresentanza dell’«Associazione dei figli di deportati ebrei», ha indotto il ministro della Cultura Frédéric Mitterrand a cassare il suo nome, avviando al macero il volume già stampato per le commemorazioni. Quasi una damnatio memoriae inflitta all’autore del delirante pamphlet antisemita Bagatelle per un massacro, imputato tra l’altro di collaborazionismo con il governo Pétain”; lastampa.it, 30 gennaio 2011).
Frasi celebri, motti e modi di dire – Locuzioni e frasi latine