Caccia alle streghe è un modo di dire molto comune che, in senso figurato, soprattutto negli ambiti politici e religiosi, ma non solo, assume il significato di persecuzione e/o messa al bando di persone giudicate pericolose sulla base di sospetti, preconcetti, tabù infondati, come accadeva nel medioevo quando l’espressione aveva, effettivamente, un significato concreto (nel medioevo la caccia alle streghe era una vera e propria persecuzione di quelle donne su cui gravava il sospetto di compiere sortilegi, malefici, fatture ecc. oppure di avere rapporti con figure oscure e demoniache dalle quali avrebbero ricevuto il potere di danneggiare persone, animali e cose).
In tempi più moderni, il modo di dire si affermò nel corso degli anni ’50 del secolo scorso negli Stati Uniti in seguito alle persecuzioni maccartiste (dal nome del senatore Joseph McCarthy) contro intellettuali, artisti, pubblici funzionari sospettati di essere comunisti o comunque filocomunisti.
“Fatti e riflessioni di cui occorre tener conto, se non si vuole che la caccia all’evasore si trasformi in una caccia alle streghe” (La Stampa, 29/03/2012).
Più raramente l’espressione caccia alle streghe è usata per riferirsi alla ricerca di qualcosa di immaginario, inesistente.

Anneken Hendriks, legata su una scala e bruciata ad Amsterdam nel 1571 (Jan Luyken, 1685)
Caccia alle streghe e alimentazione
È interessante notare come l’alimentazione possa essere correlata a dimensioni ben più importanti della semplice funzione corporea del reperimento del cibo.
Fra il 1550 e il 1650 in svariate località dell’Europa si ebbe il culmine dei processi di stregoneria (furono diverse centinaia) tant’è che è difficile credere che il solo fanatismo religioso fosse alla base dell’assurda caccia alle streghe. Il processo in sé non è che la manifestazione più drammatica dell’errore di interpretazione (errore di partigianeria): non sapendo che pesci pigliare di fronte a una persona “indemoniata”, si dava una spiegazione mistica perché si era stupidamente certi che fosse quella reale. Un utile esempio su come sia spesso superficiale e semplicistico gridare al miracolo o al demonio.
Se in molti processi c’entrò il fanatismo, in altri sicuramente c’entrò l’ignoranza. Vediamo come stanno veramente le cose studiando una delle cause del problema, l’ergotismo.
La segale – In particolari condizioni climatiche, la segale può essere attaccata dalla Claviceps purpurea i cui sclerozi contengono alcaloidi a effetto allucinogeno (derivati dell’acido lisergico; in particolare, studi di sintesi che partivano dall’ergotamina, uno dei composti principali, portarono nel 1943 Albert Hofmann e collaboratori alla scoperta dell’LSD e delle sue proprietà psicoattive). Alcuni di questi alcaloidi (ergina ed ergonovina) hanno soprattutto effetti psicotici, altri producono una patologia più devastante, basata sull’effetto vasocostrittore. Non sono a tutt’oggi completamente note le varie azioni farmacologiche delle tantissime sostanze coinvolte.
Le streghe – L’ovvio risultato del consumo di segale contaminata è un’apparenza da indemoniato o, più modernamente, da allucinato. Poiché la contaminazione è tipica dei climi freddi e umidi, ecco spiegati i numerosi casi di streghe nel nord della Francia, della Svizzera e della Germania. Fu solo cento anni dopo i processi (e le relative condanne!) che medici inglesi scoprirono la relazione fra streghe e segale contaminata, partendo dalla constatazione che l’Irlanda (dove l’alimentazione era a base di orzo piuttosto che di segale) era immune dal fenomeno della stregoneria.
Alcuni storici si spingono a ipotizzare che il clima di terrore della rivoluzione francese (fine del XVIII sec.) possa essere dovuto all’eccessivo consumo di segale di cattiva qualità.
Mortalità infantile – La segale non è però responsabile solo dei processi di stregoneria. Sempre nel XVII sec. in Inghilterra si notò uno strano fenomeno: la mortalità neonatale aumentava quando aumentava il prezzo del frumento. Le madri sostituivano il pane di frumento con quello di segale, gli alcaloidi contenuti nella segale contaminata passavano nel latte e causavano un’alta mortalità dei neonati. In Francia la cosa era già nota agli inizi del XVII sec. tant’è che veniva consigliato l’uso del pane bianco (francese).
Fuoco di Sant’Antonio – L’ultimo effetto della segale contaminata è il cosiddetto fuoco di Sant’Antonio (la denominazione è spesso usata anche per l’herpes zoster, visto il sintomo comune, il bruciore), dovuto all’effetto vasocostrittore dell’ergotina. Il nome della malattia (detta anche fuoco sacro o malattia degli ardenti) deriva dal sintomo principale (il bruciore).
Il primo caso descritto è del 943 (Limoges), ma dal medioevo fino al XVIII sec. si ebbero vere e proprie pestilenze (tra l’altro si pensava che la malattia potesse essere contagiosa). Chi consuma dosi massicce di cereale contaminato può essere soggetto a convulsioni, dolori lancinanti alle estremità, lesioni cutanee, febbre alta, senso di bruciore insopportabili; nei casi più gravi è necessaria l’amputazione degli arti (nell’immagine, il quadro di P. Bruegel il Vecchio, I mendicanti, che descrive la tragica condizione di uomini colpiti da fuoco di Sant’Antonio e a cui sono state amputate le gambe) e sopravviene la morte.

I mendicanti di Pieter Bruegel, Museo del Louvre, Parigi
Alla fine di questo elenco di curiosità alimentari è doveroso evidenziare come non sia l’alimento in sé il responsabile della patologia, quanto la sua contaminazione. È pertanto semplicistico e sbagliato demonizzare intere classi di alimenti senza aver compreso perché fanno male, senza aver compreso cioè le vere cause dei problemi.