Andare a ramengo è un comune modo di dire utilizzato generalmente con il significato di andare in malora, andare in rovina, andare in bancarotta. È utilizzata anche l’espressione mandare a ramengo. Una variante, meno frequente, è andare/mandare a remengo che troviamo utilizzata anche in una famosissima opera dello scrittore Dino Buzzati, Il deserto dei Tartari:
Qualsiasi discorso facesse, le sue parole, in superficie cordialissime, avevano sempre un vago sapore di rampogna per tutti gli altri, quasi che lui solo facesse il dovere fino all’ultimo, lui solo fosse il sostegno della Fortezza, lui solo provvedesse a rimediare infiniti guai che altrimenti avrebbero mandato tutto a remengo.
Le citate espressioni sono anche utilizzate quali esclamazioni stizzose che hanno il medesimo significato di locuzioni quali andare/mandare al diavolo (per esempio: Vadano a ramengo lui e tutti i suoi stupidi amici!).
Meno comunemente l’espressione andare a ramengo è utilizzata con il significato di vagabondare, andare vagabondando; in questa accezione la troviamo per esempio attestata in un celebre romanzo di Cesare Pavese, Il compagno:
Gli si eran messi tutti contro, i sindacati e la questura, e per tutto l’autunno era andato a ramengo. – Ho fatto il mare fino ai Santi, – ci disse. Era lustro di giacca e di faccia.
Nota – Nel linguaggio marinaresco, la variante andare a remengo è utilizzata in riferimento a un’imbarcazione che, in balia del vento e delle acque, va alla deriva senza alcun governo.
Origine del modo di dire
Sembra che il modo di dire andare a ramengo – ormai utilizzato in tutta la nostra penisola – si sia originato in epoca medievale nell’Italia settentrionale. In breve la storia.
Nel periodo che va dal VI al IX secolo (alto Medioevo), Asti era uno dei ducati istituiti in territorio italiano dai longobardi e da esso cominciò la tradizione di mandare al confino, in un apposito luogo di detenzione, coloro che si erano macchiati di gravi reati economici; la sede del confino era un piccolo comune, Aramengo, il più periferico del ducato di Asti. Andare ad Aramengo, quindi, era praticamente sinonimo di andare in bancarotta; l’espressione poi, per corruzione linguistica, si è trasformata in andare a ramengo.
Alcuni ipotizzano che il nome del piccolo comune sia stato assegnato successivamente, in seguito all’usanza della deportazione in tale luogo di coloro che avevano commesso reati finanziari; il nome sarebbe derivato, secondo tale ipotesi, da un’espressione latina, ad ramingum, il cui significato è “allontanamento”.
Nota – Per correttezza, va specificato che secondo alcuni studiosi non si hanno prove certe sull’origine dell’espressione.

Aramengo è un comune italiano della provincia di Asti in Piemonte, situato in una zona collinare del Monferrato.
Andare a ramengo – Esempi
Di seguito alcuni esempi di utilizzo dell’espressione
(“La Chrysler sta andando a ramengo. Non riesce più a vendere nemmeno uno dei suoi gipponi. Sai che fan quelle macchine che sembrano dei pullman, dei torpedoni, dei chiangoni mai più finiti che in genere i legittimi proprietari parcheggiano sempre in seconda fila come fossero scooter creando degli ingorghi che neanche il 15 di agosto all’uscita dal casello di Alassio“; La Stampa, 15 maggio 2009).
(“Sono queste le domande provocatorie poste dal libro che lo storico dell’arte Tomaso Montanari ha dedicato alle «scoperte sensazionali» che periodicamente irrompono sulle prime pagine guadagnandosi uno spazio enorme. E relegando nella pressoché totale disattenzione le opere che stanno andando a ramengo, dal crocifisso di Vasari nella chiesa napoletana di San Giovanni a Carbonara agli affreschi quattrocenteschi della novarese Santa Maria Nova di Sillavengo fino all’agonia della reggia di Carditello“; Il Corriere della Sera, 23 ottobre 2012).
(“La Repubblica si inginocchiò alla magistratura, lasciando che l’impianto istituzionale che aveva favorito la rinascita postbellica del nostro Paese andasse a ramengo“; Libero Quotidiano, 10 febbraio 2022).