Ambasciator non porta pena è un proverbio molto noto che viene utilizzato, spesso anche in contesti scherzosi, quando si deve riferire a qualcuno una notizia che sappiamo non risulterà gradita. Il significato di tale espressione è piuttosto chiaro; non si può ritenere responsabile di qualcosa colui che ci annuncia, da parte di un’altra persona, delle brutte notizie.
(“1 Juventus, 2 Napoli, 3 Milan, 4 Roma, 5 Inter, 6 Lazio, 7 Fiorentina. Ambasciator non porta pena: questa è, secondo uno dei tanti bookmaker su piazza, la pole di partenza del prossimo campionato, e anche un’ipotesi abbastanza credibile su come possa finire. E cioè col settimo scudetto consecutivo della Juventus”; lab.gedidigital.it; 2017).
Storicamente, agli ambasciatori, spesso latori di notizie e messaggi sgraditi è sempre stata garantita l’immunità, anche se, purtroppo, non sono mancate le eccezioni; nel 491 a. C. il re persiano Dario inviò ambasciatori in tutte le città-stato della Grecia chiedendo la loro sottomissione; molte città accettarono la richiesta, ma ad Atene e a Sparta gli ambasciatori furono brutalmente giustiziati.
Nel 480 a.C. gli spartani del re Leonida trucidarono gli ambasciatori del re persiano Serse che stava marciando sulle città greche.
Nel 438 a.C. il re di Fidene Tolumnio fece uccidere quattro ambasciatori romani che chiedevano come mai fosse venuta meno l’alleanza con Roma.
Nel 610 d.C. lo scià di Persia fece uccidere gli ambasciatori bizantini che gli stavano proponendo un trattato di pace a lui non gradito.
In lingua inglese lo stesso concetto viene espresso con la frase Don’t shot the messenger (Non sparate al messaggero), mentre in latino una locuzione dal significato analogo è relata refero ovvero riferisco cose riferite [da altri].

Congresso di Erfurt, Napoleone mentre riceve il Barone Vincent, ambasciatore d’Austria (dipinto di Nicolas Gosse)