Ab ovo è una nota locuzione latina che, letteralmente, significa “dall’uovo”, vale a dire “dalle origini”, “dall’inizio”, “da molto lontano” ed espressioni equivalenti più o meno elaborate e figurate come, per esempio, “partire da Adamo ed Eva”.
L’espressione è presente nell’Ars poetica di Orazio; il poeta (uno dei più grandi dell’età augustea) scriveva, in riferimento a Omero, “Nec gemino bellum Troianum orditur ab ovo” ovvero “Né comincia a cantare la guerra troiana dalle due uova gemelle“). Le uova cui fa riferimento l’autore sono quelle generate da Leda dopo essere stata messa incinta da Giove (apparso alla donna sotto forma di cigno) e che partorì, da una parte, i gemelli Castore e Polluce e, dall’altra, Elena e Clitennestra.
Esempi di utilizzo
Ab ovo non è un’espressione che attualmente è molto utilizzata, perlomeno nel linguaggio quotidiano, forse perché ritenuta troppo ricercata. Di seguito alcuni esempi tratti da articoli di quotidiani diffusi a livello nazionale.
(“E infatti tornando ab ovo va detto che fin dalla notte dei tempi in molte culture pagane l’uovo è simbolo di fertilità e di rinascita”; La Stampa, 9 aprile 2020).
(“Le linee di quella che è ormai entrata nel lessico imprenditoriale come «cura Marchionne» sono descritti, sin dalla loro identificazione «ab ovo», in tutti i progressivi passaggi e riassunti, con una proiezione sul futuro a cui i risultati si affacciano, in un’intervista al top manager del Gruppo”; La Stampa, 5 giugno 2008).
(“È ab ovo che soltanto i contribuenti morosi finiscono nelle grinfie dell’esattore, comunque esso si chiami, come giustamente dice il dr. Befera, il quale però non si sbilancia su altri fatti e circostanze, ma il suo è un silenzio assordante”; Il Messaggero, 3 luglio 2013).
(“Come si può diventare beati? Basta essere governatore di una Regione italiana (Formigoni non fa testo, il Celeste era beato ab ovo), galleggiare su un mare di ruberie e saccheggi di pubblico denaro, cadere dal pero e giurare, guardando dritto in telecamera, di essere all’oscuro di tutto, di aver fatto solo il bene del paese, di essere una vittima e dimettersi «per rispetto delle istituzioni»”; Il Fatto Quotidiano, 30 settembre 2012).
(“In fondo, il detective non è che un «tecnico». Come l’idraulico, l’elettricista e il ministro, lo chiamano quando c’è qualcosa che non funziona. Ma lui, per quanto s’impegni, non può, diversamente da tutti gli altri tecnici (quasi tutti, in verità…) tornare ab ovo: si limita a spiegare chi, come, dove, quando e perché ha fatto la frittata”; Il Giornale, 12 dicembre 2011).
Ab ovo usque ad mala
Sempre in Orazio, nelle sue Satire, si può ritrovare il modo di dire latino ab ovo usque ad mala che letteralmente significa “dall’uovo fino alle mele”, ovvero “dal principio alla fine”; è praticamente equivalente alle più comuni espressioni “dalla A alla Z” o “dall’Alfa all’Omega”.
La frase in questione trae origine dal fatto che era abitudine degli antichi romani iniziare il pranzo con le uova e terminarlo con la frutta (secondo alcuni è da qui che nasce la comunissima espressione italiana “essere alla frutta” con il senso di “essere alla fine”).
La frase nacque in riferimento ai pranzi degli antichi romani, che appunto iniziavano con le uova e terminavano con la frutta (da cui l’espressione moderna essere alla frutta = essere alla fine).

Il modo proverbiale ab ovo usque ad mala è citato da Orazio nelle sue Satire (I, 3, 6-7).
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