L’uva ursina (Arctostaphylos uva ursi) è una piccola pianta arbustiva che appartiene alla famiglia delle Ericacee. Nativa del Nord America, l’uva ursina (che deve il suo curioso nome al fatto che gli orsi ne sono molto golosi) è ampiamente diffusa, oltre che nella zona di origine, anche in Canada, nel Caucaso, in Siberia e in Europa. Nel nostro Paese la si trova nelle brughiere di Alpi e Appennini fino a un’altezza di circa 2.400 m. Predilige luoghi ombreggiati, boschi, sottoboschi, luoghi sassosi o zone rocciose; l’uva ursina fiorisce nel periodo che va da maggio a giugno; in fitoterapia le parti utilizzate sono le foglie che possono essere raccolte durante tutto l’anno; dopo la raccolta, le foglie vengono poste a essiccare in luoghi ombrosi e ben aerati e successivamente conservate in contenitori di vetro o porcellana.
L’uva ursina è nota anche come uva orsina, uva selvaggia o uva dell’orso.
Uva ursina in fitoterapia
L’impiego dell’uva ursina a scopi medicamentosi ha origini antichissime ed è sostanzialmente rimasto invariato nel tempo; questa pianta infatti è sempre stata considerata un eccellente rimedio contro le patologie delle vie urinarie e per la calcolosi renale; in tempi remoti, un altro impiego, anche se meno frequente, era quello di emetico depurativo.
I principali componenti della droga estratta dalla pianta sono rappresentati da glicosidi fenolici (in particolar modo arbutina e metilarbutina); sono inoltre presenti l’enzima arbutinasi, flavonoidi (tra questi ricordiamo la miricetina, la quercitina e la quercitrina), tannini, acido ellagico, acido gallico, acido malico, acido chinico, terpenoidi, iridoidi, allantoina, resine ecc.
L’azione antibatterica svolta dall’uva ursina viene attribuita, dalla maggioranza degli autori, alla presenza di arbutina e metilarbutina (l’arbutina è un glucoside idrochinonico presente in diverse piante appartenenti alla famiglia delle Ericacee, a quella delle Rosacee e a quella delle Sassifragacee); si ritiene che il meccanismo di biotrasformazione di questa sostanza sia il seguente: dopo che l’arbutina è stata ingerita, essa subisce un processo di idrolisi da parte della flora intestinale; tale processo porta alla formazione di idrochinone; dopo il suo assorbimento l’idrochinone viene coniugato a livello epatico come glucuronide e solfato raggiungendo le urine; se le urine hanno un pH >8, detti composti vengono nuovamente trasformati in idrochinone che, in caso di una sua sufficiente concentrazione (60 microgrammi/ml), svolge sulla mucosa delle vie urinarie sia un’azione antisettica che un’azione astringente.
Alcuni autori hanno ipotizzato che la formazione dell’idrochinone avvenga direttamente nel tratto urinario grazie alla beta-gluocosidasi dei batteri responsabili del processo infettivo, ma tale ipotesi sembra essere tramontata.
In caso di assunzione di uva ursina a scopi fitoterapici, generalmente si raccomanda di non assumere sostanze che svolgano un’azione acidificante delle urine (la vitamina C è una di queste) in quanto si potrebbe verificare una diminuzione dell’efficacia antimicrobica; d’altra parte, uno studio condotto su alcuni volontari ha mostrato che un processo di alcalinizzazione delle urine non ha portato alcun incremento particolare nell’attività antisettica svolta dall’idrochinone, risulterebbe quindi inutile il consiglio, che spesso viene dato, di assumere bicarbonato di sodio in associazione all’uva ursina allo scopo di creare le condizioni opportune di pH urinario. Tra l’altro, detto per inciso, in linea generale, per combattere diverse infiammazioni delle vie urinarie si suggerisce un’acidificazione delle urine e non il contrario.
Si è osservato che i rimedi fitoterapici a base di uva ursina esplicano la loro attività antisettica nei confronti di diversi microrganismi coinvolti nelle infezioni che colpiscono le vie urinarie; di questi microrganismi ricordiamo lo Staphylococcus aureus, l’Escherichia coli, il Bacillus subtilis ecc.
Sull’efficacia antibatterica dell’arbutina sembrano non esserci dubbi di sorta, anche se, nel caso dell’uva ursina, diversi autori ritengono che l’efficacia antimicrobica e quella antinfiammatoria della droga siano da attribuire al fitocomplesso piuttosto che alla sola azione dell’arbutina e della metilarbutina.
Come detto, le indicazioni principali per l’uso di uva ursina sono in primis le patologie dell’apparato genito-urinario quali pielite, cistite, nefrite, uretrite, prostatite, ma anche leucorrea, litiasi urinaria, gotta, ipertrofia prostatica benigna, diarrea ed enterocolite.
Modalità di assunzione
I preparati a base di uva ursina possono essere assunti sotto svariate forme (infuso, decotto, macerato, compresse ecc.); molte volte, in tali preparati, all’uva ursina vengono associati altri rimedi fitoterapici (gramigna, equiseto, mirtillo rosso, mirtillo nero, tarassaco, verga d’oro ecc.) che per la loro azione possono risultare utili contro le patologie per cui l’uva ursina viene raccomandata.
In linea generale, l’utilizzo della pianta nel trattamento delle patologie sopraindicate può avere un senso; certo è che, come nel caso della stragrande maggioranza dei rimedi fitoterapici, tale utilizzo deve essere riservato a forme non particolarmente gravi per la quali è più indicato il ricorso a trattamenti farmacologici tradizionali.

L’uva ursina (Arctostaphylos uva ursi) è una piccola pianta arbustiva che appartiene alla famiglia delle Ericacee
Uva ursina – Effetti collaterali e controindicazioni
L’utilizzo di droghe a base di uva ursina non è scevro da effetti collaterali; uno di questi, invero privo di particolare significato, è la colorazione marrone delle urine; in alcuni soggetti particolarmente sensibili si possono verificare nausea e vomito (tali effetti sono da attribuirsi, con ogni probabilità alla presenza di tannini).
A dosi elevate gli idrochinoni sono tossici; un g di idrochinone (che, a seconda delle concentrazioni dei preparati, può trovarsi in 6-20 g di droga) può dar luogo a effetti collaterali talvolta anche molto gravi quali convulsioni, delirio, collasso ecc. 5 g di idrochinone possono causare la morte. È pertanto opportuno, in caso di assunzione di preparati a base di uva ursina, seguire scrupolosamente le indicazioni riportate sulle confezioni o i suggerimenti del medico che ha prescritto il trattamento.
Esistono anche controindicazioni all’utilizzo di uva ursina ovvero gravidanza, allattamento ed età inferiore ai 12 anni.