La liquirizia era ritenuta una pianta molto importante nell’antichità e il suo uso a scopo terapeutico ha origini lontanissime, non in Europa però dove fu introdotta dai frati domenicani soltanto nel 1400.
La liquirizia si presenta sotto diverse forme (bastoncini masticabili, confetti con estratto di liquirizia pura, polvere, succo, preparati per tisane ecc.). I costituenti principali sono glicosidi triterpenici (in particolar modo glicirrizina), flavonoidi e isoflavonoidi, fitosteroli, cumarini, polisaccaridi, amine, aminoacidi ecc. Tra i molti componenti, la glicirrizina (anche acido glicirrizico o acido glicirrizinico) è il principio attivo più importante contenuto nella pianta.
Proprietà e benefici
Le proprietà terapeutiche riconosciute dalla tradizione popolare sono numerose: avrebbe effetti digestivi, depurativi, diuretici, antinfiammatori, antivirali, espettoranti, rinfrescanti, antitussigeni (inibenti degli stimoli alle fibre muscolari respiratorie, per calmare la tosse). Le indicazioni terapeutiche di utilizzo sono numerose:
- artrite
- asma
- bronchite
- gastrite
- iperkaliemia (elevati livelli di potassio nel sangue)
- ipotensione arteriosa
- patologie infiammatorie intestinali come morbo di Addison e sindrome del colon irritabile
- infiammazioni del tratto urinario
- tosse
Come nel caso di altri integratori di origine naturale, l’utilizzo a scopi terapeutici deve essere attentamente valutato; se le indicazioni terapeutiche sono numerose ( ecc.), altrettante sono le controindicazioni.

La liquirizia può essere consumata sotto varie forme
Liquirizia e pressione
Un uso improprio di liquirizia (dosaggi superiori ai 3 g giornalieri per più di 6 settimane) può provocare diversi disturbi tra i quali devono essere segnalati l’ipertensione arteriosa, la ritenzione di liquidi, gonfiori al volto e alle caviglie, mal di testa, ipokaliemia ecc.; senza contare le numerose interazioni farmacologiche (la liquirizia interferisce infatti con i farmaci ipertensivi, con i diuretici, con i digitalici, con i cortisonici, con i contraccettivi orali ecc.) e le controindicazioni in molte condizioni patologiche (patologie cardiache, renali, diabete, ipertensione ecc.).
Recentemente, la FDA statunitense ha addirittura emanato un avviso, in occasione della festa di Halloween, quando i “dolcetti” sono molto spesso caramelle alla liquirizia che, come si sa, sono tra le preferite dei bambini: si metteva in guardia su un consumo eccessivo di liquirizia, arrivando a sconsigliarne addirittura l’assunzione a persone con età superiore a 40 anni.
Esiste una sindrome (detta da apparente eccesso mineralcorticoideo) che persiste dopo che si è cessata la somministrazione di liquirizia per circa due settimane a livello di inibizione di idrocortisone e per circa quattro mesi a livello dell’effetto renina-angiotensina. Tale effetto è stato osservato da ricercatori italiani già nel 1994: tuttavia, come rilevato nello studio, gli effetti negativi (comprendente ipertensione, aumento di peso, mal di testa, edema) non sono stati osservati in tutti i gruppi di persone oggetti dello studio. Nei soggetti sani solo il massimo dosaggio di glicirrizina (814 mg al giorno, si consideri che 1 g di glicirrizina corrisponde a circa 10 g di radice di liquirizia) ha provocato effetti negativi, che sono risultati più probabili in persone in condizioni subcliniche d’ipertensione o nelle donne che facevano uso di contraccettivi orali.
Anche altri studi riferiscono l’effetto d’ipertensione indotto dalla liquirizia, ma per quantità certamente impressionanti (più di 50 g di liquirizia al giorno). Si può dire quindi che in soggetti sani un consumo moderato può essere ritenuto sicuro, mentre conviene riferire al medico l’uso di liquirizia in presenza d’ipertensione o di condizioni subcliniche di disturbi cardiovascolari.
Viceversa, uno studio del 2002 condotto su pazienti affetti da ipercolesterolemia ha mostrato che un’integrazione con liquirizia (1 g al giorno) contribuiva a migliorare il quadro di sindrome metabolica, con una diminuzione del colesterolo totale e dei lipidi nel sangue e una diminuzione della pressione sistolica.
Può quindi essere più opportuno il ricorso a forme di integrazione che presentano minori effetti collaterali, qualora si sia predisposti a rialzi pressori, si presenti familiarità con l’ipertensione o si assumano contraccettivi orali.
La liquirizia fa ingrassare?
La liquirizia, da sola, apporta 375 kcal ogni 100 g. Se si assume pura o in caramelle (con la presenza di zucchero, gomme, ecc.) l’apporto calorico rimane intorno a 375 – 400 kcal ogni 100 g. Non è tanto la liquirizia che fa ingrassare, ma la quantità che si assume giornalmente. Se si arriva a 20 g al giorno, l’apporto comincia a essere significativo (80 kcal) e non trascurabile, specie se si sta seguendo una dieta dimagrante. Come per tutti gli alimenti, anche il consumo di liquirizia va valutato quantitativamente nell’ambito dell’apporto calorico quotidiano, in relazione al dispendio calorico (stile di vita, attività fisica, ecc.)
Tisana alla liquirizia
Volendo usufruire dei benefici della liquirizia, oltre ai preparati commerciali (estratti, tisane già confezionate, tronchetti, caramelle) è possibile anche preparare in casa una tisana (meglio sarebbe dire infuso) alla liquirizia.
Preparare un infuso è molto semplice: sono sufficienti circa 60 g di radice di liquirizia (acquistabile in erboristeria) per un litro di acqua. Si porta a ebollizione l’acqua, quindi si mette nella pentola la radice spegnendo il fuoco e coprendo con un coperchio. Il tutto va fatto riposare per circa un’ora (essendo un preparato di radice, il tempo d’infusione è maggiore che con altre parti delle piante officinali, come foglie o fiori). Si termina filtrando l’infuso con un colino. Volendo preparare una tisana, si può abbinare la radice di liquirizia con altre piante officinali. Le scelte più comuni sono con la menta, i semi di finocchio, le foglie di ortica e la radice di tarassaco.