Il dosaggio della levotiroxina è fondamentale per la cura dell’ipotiroidismo. La cura con levotiroxina risale al 1949; la tiroxina era stata isolata nel 1914 da Kendall e la sua struttura chimica fu descritta per la prima volta nel 1926 da Harington; la sintesi a opera di Harington e Barger risale al 1927. Purtroppo, la molecola ottenuta da estratti parzialmente purificati di tiroide bovina, ovina o suina era poco biodisponibile e solo nel 1949 negli USA il problema della biodisponibilità venne risolto con l’introduzione della tiroxina sodica.
Assorbimento della levotiroxina
Il 72±10% della levotiroxina assunta oralmente viene assorbito del digiuno e nell’ileo; l’assorbimento è massimo quando lo stomaco è vuoto, evidenziando l’importanza dell’acidità gastrica nel processo.
Dosaggio della levotiroxina
Il dosaggio di levotiroxina dipende inizialmente soprattutto da tre fattori
- funzione tiroidea residua
- peso corporeo (o, meglio, massa magra)
- livello dell’ormone stimolante la tiroide (TSH). Tale ormone, prodotto dall’ipofisi, stimola la tiroide a produrre tiroxina e aumenta in caso di ipotiroidismo.
Minore importanza, ma da considerare sono l’età e il sesso, la menopausa o la gravidanza e la funzionalità gastro-intestinale.
Il dosaggio di levotiroxina può variare inizialmente da 12,5-25 mcg a 100-175 mcg, soprattutto in base alla funzione tiroidea residua e all’età del soggetto.
In genere, è preferibile un aumento graduale, partendo dalla dose iniziale, aumentandola settimanalmente fino ad arrivare dopo 2 o 3 settimane alla dose ritenuta corretta. Poiché l’emivita della levotiroxina è di una settimana, il primo controllo dei livelli sierici di TSH (ed eventualmente di tiroxina libera, FT4) viene fatto dopo 6 settimane dall’inizio della cura. Se il TSH non va a target, il dosaggio di levotiroxina è ridotto o aumentato. Una volta raggiunto il valore desiderato di TSH, si riverifica dopo 3-6 mesi e, successivamente una volta l’anno, a meno che non siano variate le condizioni del paziente, in particolare non siano avvenute modifiche nel suo stato correlate con i fattori che possono influire sul dosaggio (gravidanza, menopausa, variazioni sensibili di peso, invecchiamento, problemi gastro-intestinali, anche celiachia e intolleranza al lattosio, farmaci).
Farmaci e levotiroxina
Molti farmaci possono alterare il fabbisogno di levotiroxina. Occorre tenere presente che i problemi nascono quando il periodo di sovrapposizione delle terapie con la somministrazione di levotiroxina è sufficientemente lungo. Per esempio, i salicilati interagiscono con l’assunzione di levotiroxina, ma ciò diventa sensibile per chi li assume per ridurre il rischio cardio-vascolare, non certo per chi prende saltuariamente un’aspirina per il mal di testa.

L’ipotiroidismo colpisce circa il 5% della popolazione italiana
I farmaci in genere riguardano patologie molto particolari, anche se piuttosto diffuse nell’anziano. Altre sostanze (come cocaina, eroina, metadone) sono vere e proprie droghe. Ecco, comunque, un elenco di farmaci la cui assunzione dovrebbe essere segnalata al medico che deve prescrivere il corretto dosaggio di levotiroxina:
- estrogeni
- androgeni
- salicilati
- glucocorticoidi
- fenobarbital
- sertralina
- amiodarone
- litio
- carbonato di calcio
- solfato ferroso
- inibitori di pompa protonica
- rifampicina
- carbamazepina.
Assunzione della levotiroxina
Come detto, l’assorbimento è massimo a digiuno: secondo le linee guida dell’American Thyroid Association (ATA) almeno 30 minuti prima di colazione o prima di coricarsi, almeno tre ore dopo il pasto serale. Alcuni studi portano il limite a un’ora prima della colazione, soprattutto se ingerita con caffè, fibre o prodotti a base di soia.
Ovviamente, la corretta assunzione giornaliera ha un’importanza fondamentale nella cura. Per esempio, nei pazienti più giovani e motivati che hanno almeno un risveglio notturno è abbastanza semplice assumere la levotiroxina durante tale risveglio, accompagnando la pastiglia con un bicchiere d’acqua. Nel paziente “distratto” o in quello anziano può essere un problema la lontananza dai pasti. Alcuni studi sembrano rivelare che l’assunzione di tiroxina in formulazione liquida è meno sensibile alla sovrapposizione con l’assunzione di cibo, arrivando a stabilire che la formulazione liquida o in capsule soft-gel può anche essere assunta a colazione.
Effetti collaterali con un non corretto dosaggio di levotiroxina
Gli effetti negativi sono quelli che simulano un ipertiroidismo (tireotossicosi iatrogena). In uno studio su pazienti over 65, il 36% essi aveva un TSH al di sotto del valore minimo della norma, indice dell’assunzione di dosaggi elevati di levotiroxina. I rischi principali sono due:
- fibrillazione atriale (modifica del ritmo dei battiti cardiaci) soprattutto quando il valore di TSH è inferiore a 0.1mIU/L.
- osteoporosi (soprattutto in soggetti femminili in menopausa).
Gli effetti negativi legati a un basso dosaggio di levotiroxina riguardano soprattutto il rischio cardiovascolare perché l’ipotiroidismo è correlato a un aumento netto del colesterolo nel sangue, particolarmente preoccupante in soggetti con altri fattori di rischio (soprattutto fumatori o ipertesi). Di fatto, un basso dosaggio di levotiroxina vuol dire non curare bene l’ipotiroidismo.