L’utilizzo delle tinte in gravidanza (intendendo ovviamente le tinte per capelli) è una pratica che suscita pareri discordanti: da alcune fonti è indicata come sicura, almeno dopo i primi tre mesi. In altre si suggerisce di evitarla comunque, a causa di possibili rischi per la salute del feto. Tali rischi sarebbero legati a sostanze contenute nella maggior parte dei preparati, sia professionali che casalinghi. Occorre inoltre ricordare che la gravidanza, di per sé, può cambiare naturalmente la consistenza dei capelli, che possono reagire in modo diverso alla colorazione usuale, rendendo l’operazione poco opportuna anche dal punto di vista estetico. Non volendo rinunciare alla tinta, conviene comunque essere informati sui possibili rischi del suo utilizzo. Tali rischi riguardano anche i lavoratori del settore: se una donna incinta lavora presso un parrucchiere, deve far presente il suo stato e preferibilmente limitare l’esposizione continuata alle tinte.
Le tinte in gravidanza: quali sostanze sono pericolose?
Generalmente quando si vuole indicare una tinta “innocua”, si parla di tinta senza ammoniaca, ma in realtà l’ammoniaca non è l’unica sostanza da considerare: sono stati studiati gli effetti di altri due composti in particolare, la parafenilendiamina (un colorante molto utilizzato come agente scurente) e la resorcina.
L’ammoniaca è un composto dell’azoto, un gas irritante e tossico: se inalato in quantità arriva al sangue e impedisce all’emoglobina di cedere l’ossigeno ai tessuti, bloccando il ciclo di Krebs, impedendo, di fatto, alle cellule di respirare e portando alla morte. L’ammoniaca presente nelle tinte ovviamente non è in quantità sufficiente per innescare un’esposizione tossica dalle conseguenze letali. Tuttavia, inalare l’ammoniaca o assorbirla tramite il cuoio capelluto possono portarla direttamente al feto perché la sostanza in questione è in grado di oltrepassare la placenta. Per questo motivo una donna incinta dovrebbe fare attenzione anche a non inalare l’ammoniaca presente nei locali dei parrucchieri quando le tinte sono applicate sui capelli delle clienti.
Per quanto riguarda la parafenilendiamina (indicata anche con la sigla PPD), è una diammina aromatica e la terza sostanza più comune presente in più della metà delle tinte permanenti. La ricerca non è riuscita ancora ad arrivare a risultati concordanti circa la pericolosità di questa sostanza, in particolare sull’aumentato rischio di sviluppare forme di cancro (come, per esempio, il tumore alla vescica). Alcuni studi pubblicati intorno al 2000 hanno ipotizzato un aumento del rischio di contrarre un linfoma non Hodgkin superiore del 40% rispetto a quello di chi non è stato esposto alla parafenilendiamina. Tuttavia quest’allarme è stato poi ridimensionato. La parafenilendiamina è però sicuramente una sostanza in grado di scatenare reazioni allergiche cutanee, quindi sarebbe meglio accertarsi che la donna non presenti allergia a questa sostanza. Se in seguito alla tinta si ha una sensibilizzazione nei confronti della PPD, aumentano le probabilità di sviluppare in futuro allergie ad altri coloranti, anestetici e filtri solari. Per ovviare alla possibile insorgenza dell’allergia, è bene fare un test cutaneo e attendere almeno settantadue ore prima di procedere alla tintura vera e propria. La legge ammette un limite al 6% di contenuto di parafenilendiamina nelle tinte per capelli, proprio perché tale sostanza è riconosciuta come un potente allergene. Recenti studi hanno mostrato che episodi di allergia in gravidanza possono influenzare la salute del bambino, perché ha maggiori probabilità, a sua volta, di sviluppare allergie nel corso della vita.
La resorcina è conosciuta anche sotto molti altri nomi: resorcinolo, m-diidrossibenzene, metadifenolo o m-idrochinone. Si tratta di un composto chimico appartenente alla classe dei fenoli. Curiosamente, la sua produzione avviene utilizzando il legno di piante tropicali, quindi si potrebbe pensare che sia un prodotto naturale e pertanto innocuo. Purtroppo non è sempre così: naturale non significa necessariamente assenza di effetti negativi, come in molti sono portati a pensare. Il primo effetto indesiderato della resorcina è proprio sulla salute dei capelli, perché la sua applicazione rompe il legame della cheratina, indebolendoli e spezzandoli. Anche nel caso della resorcina il rischio più alto è la sensibilizzazione e lo sviluppo di allergie cutanee.
E le tinte naturali?
In alternativa alle tinte per capelli chimiche molte donne ricorrono a tinte naturali: tuttavia, è bene ricordarsi che anche prodotti naturali, come lo stesso henné per esempio, possono generare dermatiti da contatto o reazioni cutanee allergiche. Più sicuri sono i colpi di sole, perché non entrando in contatto con il cuoio capelluto, si annulla quasi del tutto l’assorbimento delle sostanze usate. A prescindere dal prodotto utilizzato, dovendo preservare con attenzione la salute della donna e del feto, in gravidanza è sempre meglio leggere attentamente gli ingredienti dei preparati usati a casa per la colorazione dei capelli o chiedere al proprio parrucchiere di fiducia di fare altrettanto.
In linea generale, comunque, anche nel secondo e nel terzo trimestre di gravidanza è sicuramente opportuno usare molte accortezze; la cosa migliore è affrontare la questione con il ginecologo di fiducia e attenersi alle sue direttive.