Per mentalità anoressica si intende uno scarso amore per il cibo. È una condizione che può sovrapporsi all’ortoressia quando il cattivo rapporto con il cibo assume toni maniacali di attenzione verso la salute.
In molti casi, però, la mentalità anoressica vede semplicemente il cibo come un puro mezzo di sostentamento, di sopravvivenza; in altri casi invece è visto come un vero e proprio pericolo, fino a un rifiuto più o meno totale, arrivando all’anoressia. Non a caso, nell’articolo generale sull’anoressia si sostiene che i disturbi alimentari non sono che il sintomo di una personalità non perfettamente equilibrata e che, per risolvere definitivamente il problema, è necessario modificare in meglio la personalità del soggetto.
Senza voler discutere dei casi clinici più gravi, è sicuramente riscontrabile nella popolazione un sottoinsieme, per fortuna limitato, di soggetti che hanno una mentalità anoressica e che non arrivano a farsi del male semplicemente perché riescono a gestirla abbastanza bene, perlomeno in misura tale da non andare in “crash”.
Gli anoressici conclamati sono semplicemente soggetti i cui meccanismi di controllo della loro nevrosi non funzionano e nei quali il problema alimentare esplode.
Mentalità anoressica e anoressia
Da quanto detto nel paragrafo introduttivo, si deduce che una mentalità anoressica non porta necessariamente all’anoressia, ma non per questo va sottovalutata.
Il cibo e il sesso sono due esigenze fisiologiche, quindi, nel momento in cui il soggetto non è portato verso di essi o ha un problema fisiologico (patologia) oppure psicologicamente sopprime gli istinti. Può accadere per apparire più belli e quindi avere successo e approvazione (anoressia), ma anche per motivi derivanti dall’educazione, persino per motivi religiosi. Questi motivi sono quelli che, più o meno consciamente, portano a una limitazione degli istinti.

La qualità della vita di un soggetto con mentalità anoressica è molto penalizzata.
Mentalità anoressica e alimentazione
Si potrebbe parlare di mentalità anoressica di primo livello. Il soggetto vuole rimanere magro e adotta una strategia semplice: mangiare poco, evitando molti cibi e senza mai avere eccezioni alimentari.
Questa strategia è comune a molti giovani donne perché sembra ottenere dei risultati: a causa della giovane età, il metabolismo è ancora alto (nell’adolescenza addirittura parte delle calorie introdotte servono all’anabolismo della crescita) e il soggetto resta magro; è talmente convinto della bontà della sua strategia che, a poco a poco, il cibo viene “accantonato” e relegato a puro mezzo di sussistenza, senza nessun piacere collegato.
Nella mentalità anoressica di primo livello si possono identificare tratti comuni che elenchiamo in un ordine di gravità crescente.
La mancanza di razionalità – Molti soggetti con mentalità anoressica hanno una buona cultura, ma è veramente bassa la percentuale di coloro che hanno una mentalità scientifica, cioè orientata ai numeri.
Nei casi meno gravi, la cultura è sufficiente per recepire messaggi corretti e la mentalità anoressica svanisce.
I casi più resistenti sono quelli in cui il soggetto ragiona solo qualitativamente e ciò determina una visione del mondo in bianco e nero, senza toni di grigio (non ci sono i numeri a modulare: o tutto o nulla!) e ciò spiega l’estremismo verso cui tendono. Risulta pertanto naturale escludere moltissimi cibi perché “troppo calorici”, senza comprendere che le calorie introdotte nell’organismo sono il banale prodotto della quantità per la densità calorica.
Un aneddoto personale: una volta sono stato ripreso da una persona con mentalità anoressica perché mangiavo uno spicchio di cioccolato; sapete che risultato ho ottenuto quando le ho fatto presente che apportava meno calorie di quelle grosse mele che lei amava tanto? Che ha escluso le mele dalla sua alimentazione, nonostante le avessi spiegato che occorre fare una banale moltiplicazione fra peso e densità calorica dell’alimento in questione (per inciso, su questa incapacità a vedere l’aspetto numerico dei problemi si basano le pubblicità che promuovono microscopiche barrette ipercaloriche con lo slogan “solo 80 calorie!”)!
La presenza di una forte volontà nevrotica e di una bassa forza di volontà anevrotica – Se vogliamo, la mentalità anoressica è una delle dimostrazioni che parlare di semplice forza di volontà è molto riduttivo; mentre la forza di volontà nevrotica può essere distruttiva (pensiamo allo stress per raggiungere a tutti i costi un risultato nel proprio lavoro), quella anevrotica è positiva.
Poiché la forza di volontà anevrotica non è collegata a uno scopo, indica il vero controllo che la persona riesce a esercitare su di sé. Un individuo con forte volontà anevrotica sa benissimo che per perdere il chilo che ha preso gli basterebbe mangiare di meno per qualche giorno, senza ridursi al digiuno.
Nella mentalità anoressica, invece, scatta la paura per l’assenza di questo autocontrollo, paura che viene utilizzata dalla forza di volontà nevrotica per impostare un rigidissimo piano che “assicurerà” il raggiungimento dell’obbiettivo.
Con un’analogia un po’ estrema, è come se un uomo che fosse ossessionato dalle tentazioni della carne e fosse determinato a vincerle (forza di volontà nevrotica), si evirasse per la paura di non sapervi resistere (bassa forza di volontà anevrotica).
Bassa autostima – In alcuni casi l’autostima è naturalmente bassa (personalità debole), in altri casi un’autostima da risultato è crollata proprio perché il risultato non è stato raggiunto, per esempio dopo un fallimento in campo sentimentale o in ambito lavorativo. In questi casi, pericolosamente più vicini all’anoressia, il controllo del cibo e del proprio peso sono spesso un risultato che tiene in piedi l’autostima ed è quindi molto difficile modificare i propri comportamenti.
Mentalità anoressica e sport
I messaggi più semplici con cui smontare una mentalità anoressica di primo livello passano attraverso la comprensione di poche e semplici verità:
- Finché si è giovani, la strategia può funzionare, ma già dopo i 30 anni, con il rallentamento del metabolismo, una vita più tranquilla ecc. è praticamente impossibile non mettere su peso, a meno di privazioni alimentari veramente penalizzanti.
- Le privazioni alimentari, la dieta a vita predispongono ad avere un corpo poco resistente, cosa che penalizza in tutte le attività quotidiane.
- Il semplice mangiare poco non mette al riparo da altri spauracchi delle adolescenti come per esempio la cellulite o l’invecchiamento.
- Non è più semplice fare un po’ di attività sportiva che permetta di mangiare di più e amare il cibo?
Queste semplici considerazioni riescono a convincere una percentuale di mentalità anoressiche a rientrare nella normalità. Possono però aggravare il quadro quando sono verità scoperte dal soggetto stesso, senza la guida di una persona equilibrata.
Scatta in questi casi la mentalità anoressica di secondo livello, quella che, a causa dei primi due punti (ma non degli ultimi due!), aggiunge lo sport a una dieta ferrea. Il confine con l’anoressia, purtroppo, si assottiglia sempre di più.
Nella mentalità anoressica di secondo livello è possibile rilevare fattori comuni nel modo in cui lo sport viene gestito. Vediamo i principali.
Quantità – Il soggetto svolge una quantità ingiustificata di attività sportiva. Poiché per la salute non è necessario ammazzarsi di sport, resterebbe un’unica giustificazione: la prestazione. In realtà, le prestazioni di questi soggetti non sono per nulla eccezionali (cioè non sono campioni, professionisti e neppure agonisti) e, paradossalmente, l’enorme mole di sport che svolgono non viene finalizzata alla prestazione sportiva, essendo già completamente dirottata verso il dimagrimento (a volte in associazione con la cura estetica del corpo, cioè con la tonificazione).
Due ore di palestra per un soggetto non agonistico sono un reale campanello d’allarme, soprattutto se sono diversificate su più attività e se poi magari sono seguite da attività all’aperto.
Resistenza – A causa della grande mole di attività svolta, il soggetto privilegia la resistenza all’intensità del gesto. A differenza che nel vero sportivo di resistenza, anche quando sembra arrivare a livelli interessanti, il suo livello di fatica non porta mai all’esaurimento o allo sfinimento perché ciò che conta è comunque conservare la possibilità di agire più a lungo, di lavorare ancora.
Metabolicamente, il soggetto è spesso in riserva di glicogeno e la sua capacità di “andare a grassi” lo rende particolarmente lento, soprattutto quando la condizione dura da anni.
Insoddisfazione – Qualunque risultato raggiunto viene visto solo come un punto di partenza, mai come uno d’arrivo.
Insufficienza – A causa di una bassa autostima, si cerca spesso l’approvazione dell’istruttore o del compagno di allenamenti, sia per non sbagliare sia per ottenere una qualche gratificazione temporanea.
Idea dominante – All’interno dell’ambiente in cui si svolge l’attività fisica (palestra o gruppo sportivo), l’idea dominante (romantica) del dimagrimento è spesso traslata sugli altri, dando per scontata un’importanza assoluta (cioè per tutti dovrebbe essere così!) dell’obbiettivo che si vuole raggiungere. Spesso appare evidente l’enorme energia mentale che il soggetto spende nel cercare, magari con il confronto con gli altri, le strade più produttive per non fallire, tanto che può essere isolato o trattato con diffidenza.
L’idea dominante può essere così forte da far perdere lucidità nell’analisi dei principali fattori sportivi, arrivando a grossolani errori.
L’alimentazione – Non viene vista in funzione dello sport, ma è lo sport che viene visto come pre-requisito al cibo. Mentre nel salutista la frase “faccio sport per mangiare” viene detta con ironia e con la consapevolezza che significa “faccio sport per mangiare un po’ di più”, nella mentalità anoressica manca sempre “quel po’ di più”.
Approfondimenti
Per approfondire il tema della mentalità anoressica può essere utile la lettura dei seguenti articoli:
- Il senso di colpa alimentare (nella mentalità anoressica il senso di colpa alimentare non scatta solo per grandi abbuffate, ma anche nel caso di banali trasgressioni alimentari).
- Il controllo del peso e Autostima e controllo del peso (i soggetti con mentalità anoressica considerano solo il peso e non la percentuale di grasso del proprio corpo).
- Il digiuno (pensare che il digiuno possa depurare è tipico di mentalità anoressiche che comunque ritengono che il cibo o alcuni cibi possano fare molto male).
- L’amore per il cibo (tipico della mentalità anoressica è proprio lo scarso amore per il cibo).