Creme solari è una locuzione abbastanza generica in quanto con essa è possibile riferirsi a prodotti decisamente diversi fra loro; infatti, se generalmente con creme solari si fa riferimento a prodotti con funzioni protettive (il che sembra essere l’attribuzione più corretta), in altri casi si indicano articoli il cui scopo principale è quello di esaltare l’abbronzatura (vedasi il nostro articolo Abbronzanti).
Se sulla nocività di un’eccessiva esposizione solare le posizioni sono unanimemente allineate, attualmente non si registra la stessa convergenza di vedute sul ruolo delle creme solari, tant’è che se da una parte c’è chi le considera assolutamente necessarie prima di prolungate esposizioni al sole, dall’altra che chi raccomanda di evitarne l’uso ricercando la protezione dalle radiazioni solari con strumenti diversi (occhiali da sole, cappelli e indumenti fotoproteggenti).
Prima di entrare nel vivo della questione è opportuno chiarire qualche dettaglio tecnico relativo alle creme solari; ci riferiamo ai filtri solari e al fattore di protezione.
I filtri solari
Parlando di creme solari (ma anche di abbronzanti) è normale sentir parlare di filtri solari. Con questa locuzione ci si riferisce sostanzialmente a due grandi tipologie di prodotti: i filtri chimici e i filtri fisici.
I primi sono prodotti caratterizzati dalla presenza di sostanze che impediscono alle radiazioni solari di penetrare nella pelle; di fatto le catturano e le trasformano rendendole innocue; i filtri chimici agiscono selettivamente su determinate lunghezze d’onda; la stragrande maggioranza dei prodotti contenenti filtri chimici protegge dalle radiazioni UV-B; vi sono però anche filtri solari che consentono una protezione più allargata.
I filtri fisici, invece, agiscono riflettendo le radiazioni solari; essi contengono infatti sostanze (per esempio l’ossido di zinco o il biossido di titanio) dotati di questa capacità riflessiva nei confronti dei raggi solari.
Sono meno usati perché lasciano sulla cute un sottile strato di colore bianco che da un punto di vista estetico non è particolarmente piacevole. Vengono generalmente consigliati in quei casi in cui la sensibilità ai raggi solari è particolarmente spiccata oppure per proteggere adeguatamente parti del corpo particolarmente delicate e sensibili (naso e labbra).
Creme solari e fattore di protezione
Il fattore di protezione delle creme solari e dei prodotti abbronzanti esprime sostanzialmente la loro capacità protettiva; il fattore di protezione viene generalmente indicato in detti prodotti con una sigla seguita da un numero.
Le scale con le quali viene definito il fattore di protezione sono diverse; le più frequenti sono SPF (Sun Protection Factor), FP (fattore di protezione) e IP (indice di protezione). Senza dilungarsi in spiegazioni particolarmente complesse possiamo dire che il numero che segue la sigla ci indica per quante volte si può moltiplicare il tempo di esposizione (inteso senza protezione) ai raggi solari prima che la pelle cominci a scottarsi; tale tempo viene anche detto tempo di eritema; un veloce esempio; creme solari o prodotti abbronzanti con fattore SPF 5 consentono di stare esposti al sole per un tempo che è 5 volte superiore a quello che normalmente occorrerebbe per generare un eritema solare nel caso di un’esposizione senza protezione.
L’Unione Europea classifica i livelli di protezione dei prodotti solari ricorrendo all’SPF:
- protezione bassa: SPF 6 e 10
- protezione media: SPF 15, 20, 25
- protezione alta: SPF 30 e 50
- protezione molto alta: SPF 50+.
Si tenga conto che gli esperti considerano che i prodotti con un SPF inferiore 6 non possano essere ritenuti come prodotti adatti alla protezione solare.
È doveroso ricordare che il fattore di protezione fa riferimento all’azione filtrante nei confronti dei raggi UV-B; per quanto riguarda i raggi UV-A non vi sono metodiche standardizzate. Secondo le più recenti raccomandazioni della Commissione Europa, un prodotto solare deve contenere filtri e schermi che consentano un buon rapporto di protezione UVB/UVA, dove la protezione UVA dovrebbe essere pari ad almeno un terzo dell’SPF dichiarato in etichetta. Tali prodotti possono essere riconosciuti grazie alla presenza di un bollino cerchiato con all’interno la dicitura “UVA”.
Ovviamente i tempi di esposizione garantiti dalle creme solari si riferiscono a un’applicazione corretta del prodotto. Si deve inoltre considerare che in caso di sudorazioni copiose o dopo un bagno è necessario riapplicare il prodotto protettivo.

Spesso nelle creme solari si trovano associazioni di più filtri chimici; ciò è dovuto al fatto che determinati filtri agiscono come stabilizzatori di altri.
Creme solari – I dubbi
Come accennato nel paragrafo iniziale, non tutti concordano sull’opportunità del ricorso alle creme solari. In effetti, ormai da più fronti si sostiene che il modo migliore di esporsi al sole è quello di farlo per poco tempo, in modo graduale e facendo sì che la pelle si abitui.
Uno dei motivi a supporto di tale posizione è da ricercarsi nel fatto che nelle creme solari sono presenti filtri chimici che una volta eccitati dai raggi ultravioletti generano radicali liberi ovvero molecole o parti di molecole cariche negativamente che hanno la tendenza a legarsi ad atomi di idrogeno da altre molecole, determinando reazioni chimiche dannose; uno dei filtri chimici più utilizzati nelle creme solari è, per esempio, l’avobenzone; quest’ultimo è un filtro chimico non fotostabile che genera radicali liberi.
Spesso nelle creme solari si trovano associazioni di più filtri chimici; ciò è dovuto al fatto che determinati filtri agiscono come stabilizzatori di altri; per esempio, in alcune creme solari si trova l’associazione tra avobenzone e octocrylene; quest’ultimo è un filtro chimico che ha la capacità di stabilizzare l’instabile avobenzone; alcuni però non concordano sull’opportunità del suo utilizzo dal momento che dubitano della sua fotostabilità.
Oltre alle perplessità sui filtri chimici, vengono espressi dubbi anche sulla innocuità dei filtri fisici (i più usati nelle creme solari sono i già citati ossido di zinco e biossido di titanio). Nel caso in cui si utilizzino creme solari con tali filtri e particolarmente dense, la loro distribuzione è decisamente inestetica (questo però sarebbe un problema molto relativo), ma soprattutto non è mai ottimale e c’è il forte rischio di non coprire adeguatamente alcune parti del corpo. Se, al contrario, per favorire la distribuzione, si usano formulazioni meno dense (le forme micronizzate) la distribuzione è ottima, ma si corre il rischio di un eccessivo assorbimento degli ossidi che costituiscono i filtri, con il rischio di intossicazione. Nel caso in cui, infine, tali filtri vengano utilizzati sotto forma di nanomateriali, la loro proprietà schermante è decisamente ridotta e inoltre perdono la loro fotostabilità generando radicali liberi.
Chi sconsiglia l’uso di creme solari imputa loro anche un’azione fotoallergica che sarebbe dovuta alle reazioni fra le cellule cutanee e i filtri chimici presenti nelle creme stesse; il risultato di tale reazioni sarebbero dermatiti, eritemi, prurito ecc.
Altro problema legato all’uso delle creme solari sarebbe, sempre secondo coloro che ne sconsigliano l’utilizzo, un maggiore invecchiamento cutaneo; tale invecchiamento non sarebbe imputabile però alla crema solare in sé quanto al fatto che chi utilizza questa tipologia di prodotti tende a prolungare la sua esposizione alla luce del sole (tanto è protetto…).
Se su alcune questioni non tutto è ancora totalmente sicuro, esistono però anche delle certezze; ciò che infatti è sicuro è che alcuni filtri chimici utilizzati nelle creme solari hanno azione simil-estrogenica; gli effetti legati a tale azione possono essere incremento di peso, alterazioni nel ciclo mestruale e tensione mammaria nei soggetti femminili e aumento ponderale e calo della libido nei soggetti di sesso maschile. Questi sono fra i motivi principali per cui l’utilizzo delle creme solari nei bambini è fortemente sconsigliato dalle più recenti direttive della Comunità Europea; in tali direttive infatti si trova l’esplicita raccomandazione di non esporre i bambini alla luce diretta del sole e di non utilizzare creme solari optando per una protezione con altri mezzi.
In conclusione, chi sposa la posizione “contro” le creme solari dovrebbe proteggersi dalle radiazioni solari limitando il più possibile esposizioni prolungate e coprendosi adeguatamente, con appositi indumenti, nel caso l’esposizione sia inevitabile.
Creme solari – Consigli utili
Come detto, non tutti i dermatologi sono contrari all’utilizzo delle creme solari; anzi, a tutt’oggi, sono ancora moltissimi coloro che considerano tali prodotti come necessari nel caso di esposizioni più o meno prolungate ai raggi solari. A coloro che sposano tale posizione, sulla quale però, come detto nel paragrafo precedente, molte iniziano a essere le perplessità, è possibile fornire alcuni consigli legati in particolar modo al fototipo.
I soggetti appartenenti al fototipo 1 dovrebbero evitare le esposizioni prolungate al sole; infatti, dal momento che la loro pelle non produce melanina, il tentativo di abbronzatura non può andare a buon fine e il rischio di scottature ed eritemi anche seri è particolarmente elevato. Se l’esposizione al sole non è dovuta a una scelta estetica, ma a necessità di altro tipo, è necessario che si utilizzino creme solari con fattori di protezione particolarmente elevati (SPF da 35 a 60) se non addirittura con schermatura totale.
I soggetti appartenenti al fototipo 2 possono tentare l’abbronzatura, ma la cautela deve essere massima. Nei primissimi giorni di esposizione è consigliabile utilizzare schermature totali nelle zone cutanee più delicate e creme solari con fattori di protezione comunque elevati nelle parti del corpo meno sensibili (SPF 25-30). Dopo i primi giorni si potranno usare creme solari con fattori di protezione più bassi (SPF 15-20).
Dal punto di vista abbronzatura i soggetti appartenenti ai fototipi 3 e 4 sono più fortunati. La maggior produzione di melanina riduce i rischi di gravi scottature, ma l’utilizzo di creme solari o prodotti abbronzanti che comunque proteggano dalle radiazioni solari rimane obbligatorio.
La strategia da seguire è simile a quella suggerita ai fototipo 2; nei primi giorni occorre schermare accuratamente le zone più delicate con creme con fattori di protezione elevati; dopodiché i fototipo 3 potranno passare da creme solari con SPF 20-25 a creme con SPF 10, mentre i fototipo 4, che possono partire da creme solari con SPF 8-15, possono arrivare a creme solari con SPF 4.
Esistono in commercio alcuni prodotti che vengono spesso definiti come “acceleratori dell’abbronzatura”. Il loro uso è decisamente sconsigliabile; si tenga infatti conto che tali prodotti non contengono filtri protettivi.
Sconsigliabile anche l’uso dei cosiddetti specchi solari che concentrano l’azione dei raggi in determinate zone; chi si vuole abbronzare lo faccia in modo graduale e responsabile.
Importante: non conta solo il fattore di protezione; è importante anche il quantitativo di crema solare che viene spalmato. Se si è troppo parsimoniosi, i risultati non sono garantiti.
Indicativamente viene suggerita una quantità di crema solare di circa un grammo e mezzo (circa il volume di una noce) per braccia, avambracci e mani; per le altre parti del corpo ci si regoli in proporzione.