Cardioaspirina è il nome di un farmaco a base di acido acetilsalicilico, analogo alla comune aspirina, da cui si differenzia essenzialmente per il dosaggio. Infatti, la cardioaspirina ha 100 mg di principio attivo, contro gli usuali 500 mg dell’aspirina. Per questo motivo, la cardioaspirina è detta anche aspirinetta.
Il suffisso “cardio” indica che questa formulazione è indicata, grazie al suo effetto antiaggregante, per ridurre il rischio cardiovascolare, e, infatti, viene da anni prescritta dopo un infarto o un ictus. Recentemente è stata invece notevolmente ridimensionata la sua efficacia, preventiva sui problemi cardiovascolari, come evidenziato dalle nuove, le linee guida dell’American College of Cardiology e dell’American Heart Association (si veda Prevenzione infarto e ictus: l’aspirina serve davvero?). Tuttavia, alla presenza di alcuni fattori di rischio, l’uso della cardioaspirina in gravidanza è ampiamente consigliato da molti medici.
Cardioaspirina in gravidanza: a cosa serve
La cardioaspirina in gravidanza viene prescritta per alcune esigenze specifiche del periodo di gestazione. In particolare, è usata in presenza di fattori di rischio che possono portare a:
- ritardo di crescita fetale
- morte in utero
- aborto spontaneo.
Inoltre, la cardioaspirina viene prescritta in presenza delle patologie come gestosi (altrimenti detta preeclampsia), sindrome da anticorpi anti-fosfolipidi (o sindrome APA) o presenza nel sangue di tali anticorpi nel sangue della madre, oltre a una storia personale di aborti spontanei pregressi.
Altre condizioni, per esempio, quelle che espongono la donna a rischio di gestosi, come gravidanza in età avanzata, obesità, diabete, sono un’indicazione comune per l’assunzione di cardioaspirina.
Tuttavia, come per l’efficacia sull’uso preventivo per contrastare patologie cardiovascolari, anche nel caso della gravidanza, l’uso della cardioaspirina, anche se prescritto da decenni, ultimamente è stato ridimensionato per quanto riguarda la prevenzione di aborti ripetuti, nel caso non siano legati alla presenza di anticorpi anti-fosfolipidi nel sangue.
Cardioaspirina: modalità e tempi di assunzione
Per ottimizzare l’effetto, la cardioaspirina andrebbe assunta prima della dodicesima settimana e al massimo generalmente entro la sedicesima, anche se il periodo può variare in base alle condizioni di salute e alla storia personale della donna, arrivando anche fino alla 20-24esima settimana. Naturalmente, come altro farmaco in gravidanza, l’opportunità e il periodo del suo utilizzo devono essere valutati attentamente dal medico. In particolare, occorre considerare il bilancio tra effetti positivi e negativi si deve tener presente, infatti, anche le proprietà antiinfiammatorie della cardioaspirina: l’effetto inibitore delle prostaglandine può paradossalmente esporre la donna a maggiori rischi di distacco di placenta e comunque andrebbe evitato nel terzo trimestre.

La cardioaspirina in gravidanza viene prescritta per alcune esigenze specifiche del periodo di gestazione
Cardioaspirina in gravidanza: quando sospenderla
La cardioaspirina, per i suoi effetti antiaggreganti, deve essere sospesa in prossimità del parto programmato (almeno una-due settimane prima) o della data presunta di parto spontaneo. Ciò è importante per evitare emorragie e rischi per la madre e il neonato. La cardioaspirina va sospesa inoltre nel caso di:
- reazioni allergiche
- sanguinamenti vaginali anomali.
Cardioaspirina e allattamento
Anche se la cardioaspirina è in grado passare nel latte materno in piccole quantità, non ci sono evidenze scientifiche per collegare l’assunzione di cardioaspirina da parte della madre a effetti negativi sulla salute del neonato. Pertanto, se prescritta dal medico per la salute della donna, non è necessario sospenderla durante l’allattamento.
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