Le colombe pasquali rappresentano un dolce classico che giustifica una produzione industriale; purtroppo, come per i panettoni, si sta cercando di indirizzare il consumatore verso colombe molto elaborate (o “farcite” che dir si voglia) per cercare di conquistare quelle fette di mercato che snobbano la ricetta tradizionale ritenendola poco appetibile, soprattutto se tradotta industrialmente con ingredienti “poveri”.
Anche per Pasqua vale il consiglio dato per Natale: scegliete la tradizione, spesso i dolci farciti derivati da colombe classiche sono decisamente meno interessanti dal punto di vista qualitativo.
La classificazione della dieta italiana
Partendo dalle 5 stelle si trova la valutazione del prodotto.
Fattori che abbassano la valutazione delle colombe pasquali
* Aromi (non naturali) o conservanti innocui (sorbati). L’uso di conservanti innocui rivela comunque l’intenzione di prolungare la scadenza del prodotto, cosa che per un dolce pasquale è leggermente penalizzante (un prodotto artigianale deve essere gustato “fresco”).
* Uso di oli raffinati, poco in linea con la ricetta tradizionale (per esempio olio di semi di arachide o di girasole).
* Calorie superiori a 400 kcal/100 g.
** Assenza dell’etichetta nutrizionale.
*** Prodotti con oli/grassi vegetali generici o esplicitati, ma di seconda scelta.
**** Prodotti con margarina e/o grassi/oli vegetali idrogenati.
Colombe pasquali: il mercato
Rischio salutistico della categoria: alto.
Sicuramente le colombe pasquali non hanno la stessa importanza dei panettoni, per cui sia le aziende sia la grande distribuzione investono meno energie, lasciando spazio alla produzione artigianale.
La colomba pasquale è proprio il prodotto in cui è sempre necessario verificare la qualità della produzione artigianale, per scoprire la presenza di scelte troppo orientate al business. Tali scelte non necessariamente passano attraverso ingredienti scadenti: nelle colombe si può anche usare l’innocuo trucco di privilegiare come ingrediente lo zucchero per rendere appetibile il prodotto. Una colomba che ha come primo ingrediente lo zucchero è sicuramente poco interessante. Non a caso moltissime colombe fanno uso di aromi senza la specifica “naturali” (anche quelle di aziende attente solitamente attente alla qualità), un trucco veniale, ma che la dice lunga sulla reale bontà del prodotto. Molte altre usano come conservante l’innocuo acido sorbico; un uso del tutto immotivato visto che dovrebbe trattarsi di un prodotto a brevissima scadenza (infatti molte aziende non usano conservanti).

Poiché la colomba pasquale è un dolce occasionale e non particolarmente costoso, vale la pena investire in un prodotto di qualità
La parte lipidica nelle colombe pasquali classiche non è disastrosa, del resto la ricetta non richiede molti grassi: in genere generici oli/grassi vegetali compaiono nelle ultime posizioni, anche se è molto difficile trovare prodotti nei quali vengono usati ingredienti genuini come olio extravergine d’oliva o burro.