La dieta a zona migliora la vita?
Mi scusi ma leggendo le sue considerazioni sulla “Zona” sono spinto a chiederle di leggere meglio le pubblicazioni di Sears per permetterci di avere, da parte sua,un giudizio più veritiero.
Prima formulazione. Il numero minimo di blocchetti consumabile è 11. Quindi oltre le 1000 calorie e non le sole 800 di cui scrive.
Seconda formulazione. Aumentare del 40% il carico di carboidrati (rimanendo in zona) apporterebbe alla dieta un incremento di carboidrati, in una dieta a 11 blocchetti, di 40 grammi. Circa 160 calorie. E non le 87 da lei citate.
Terza formulazione. Pagina 193 del libro Come raggiungere la zona: “Raggiunta la percentuale di massa grassa ideale la si può mantenere aggiungendo progressivamente grassi insaturi”.
Anche l’idea che non si possa utilizzare frutta secca,per l’apporto dei grassi, è sbagliata. Fra i grassi consigliati, oltre all’olio di oliva principe della cucina mediterranea, ci sono:Anacardi, Arachidi, Mandorle, Noci, olive. Fra le scelte accettabili la maionese e l’olio di soia. Quindi come vede la varietà di grassi utili è vastissima. Oltre il normale uso.
Per quanto riguarda la variabilità dei contenuti nei cibi, è un problema di TUTTE le diete. Il fatto di poter oscillare tra lo 0.6 e l’1 mette al riparo dai contenuti nutritivi sballati.
E anche le sue considerazioni sul giudizio che da Sears sull’insulina è gratuito. Sears non la demonizza. Dice solo che deve essere tenuta sotto controllo.
Per quanto riguarda le sue considerazioni sulla validità per uno sportivo, le ricordo che i primi successi della “zona” sono proprio in campo sportivo. Sears spiega benissimo il lavoro “seriale” dell’insulina. Proprio come lo descrive lei. Ma il punto è proprio quello. Una persona che abbia un tenore di vita normale riempie immediatamente i propri serbatoi se l’alimentazione è basata su carboidrati ad elevato carico glicemico. La ringrazio del tempo concessomi.
Andrea
Caro Andrea,
non capirò niente di alimentazione, ma sono ingegnere e con i numeri ho una certa familiarità.
Ho sottomano il libro Come raggiungere la zona e non trovo (né ho trovato nelle mie molte letture) il punto in cui si dice che i miniblocchi devono essere almeno 11. Forse puoi indicarmi la pagina; a pag. 77 si trova 11 blocchetti perché Sears dice “se il vostro fabbisogno è di 75 g ecc. ecc.”. Ma lui parte sempre dalla massa magra del soggetto e quindi il mio esempio è esatto. In ogni caso a me non piace molto giocare con i numeri e quindi vorrei che non si usasse il trucco di stiracchiarli. Nella tua frase: “Quindi oltre le 1000 calorie e non le sole 800 di cui scrive” c’è lo “stiracchiamento”.
Innanzitutto io parlo di 874 kcal e non di 800 (sempre riferendomi al soggetto in questione, 70 kg e 15% di massa grassa); inoltre, poiché un blocchetto è costituito da 7 g di proteine, 9 di carboidrati e 1,5 circa di grassi (il conto esatto si fa considerando che i grassi apportano il 30% delle calorie del blocchetto e che il 70% corrisponde alle 64 calorie di proteine+carboidrati), si ottiene che un blocchetto è pari a 91,43 calorie; per 11 fa 1005,7. Quindi il tuo “oltre” non è poi molto oltre. In ogni caso la differenza (non concesso che Sears dica che il minimo numero di blocchetti consumabile è 11!) è di 132 calorie, cioè circa 15 g di olio al giorno, poco più di un cucchiaio. Ti sembra che il mio ragionamento crolli? Vivere con 1.005 calorie al giorno (un uomo di 70 kg) è vita? Tieni conto che io sono 170 cm per 56 kg e, pur seguendo un attento regime alimentare, mi godo i piaceri della vita con circa 2.000 calorie al giorno.
Poi tu dici: “aumentare del 40% il carico di carboidrati ecc.” E chi lo ha detto che è il 40%? Portare il rapporto da 0,75 a 0,6 non significa aumentare il rapporto del 40% ma del 20%. Infatti, poiché le proteine restano UGUALI (la massa magra del soggetto non cambia e il calcolo delle proteine si fa sulla massa magra!) arrivo a 48 calorie da carboidrati su 100, non a 56 (cioè 48-30-22). In ogni caso, anche arrivando a 1160 calorie che vita è???
Poi dici che “l’idea che non si possa utilizzare frutta secca, per l’apporto dei grassi, è sbagliata”. Io non ho detto che è sbagliata, ho detto che Sears consiglia di non abusare delle noci ecc. Infatti a pag. 117 dice. “Ci sono però modi più subdoli per impigrire la produzione di GLA. Per esempio consumare elevate quantità di acido linolenico (ALA), un omega 3 presente in grande concentrazione nei semi di lino, nell’olio di semi di lino e nelle noci.” Come vedi, le noci non sono poi così buone… Inoltre, forse non lo sai, ma negli oli di girasole e di soia si usano parziali idrogenazioni, processi che giustamente Sears contesta. E poi anche ammesso che uno possa usare oli e frutta secca (e sei veramente convinto che “la scelta dei grassi è vastissima”?) , ti ripeto, che vita è???
Poi continui: “le ricordo che i primi successi della “zona” sono proprio in campo sportivo”. Ma quali successi? Seguire genericamente una dieta e vincere le olimpiadi non c’entra nulla. Allora posso dirti che la dieta mediterranea è grande perché centinaia di atleti italiani hanno vinto medaglie seguendo tale dieta!!!!
Poi continui: “Sears spiega benissimo il lavoro “seriale” dell’insulina”. Io ti chiedo: e a che pagina parla del glicogeno e del lavoro seriale dell’insulina????
Infine concludi: “Una persona che abbia un tenore di vita normale riempie immediatamente i propri serbatoi se l’alimentazione è basata su carboidrati ad elevato carico glicemico”. Questo non è vero. Perché se seguisse una dieta ipocalorica non riempirebbe nulla.
Insomma perché fare di Sears un dio e non vedere le contraddizioni ragionando con la propria testa?
Ai miei visitatori consiglio sempre di non avere dei, né Sears, né Albanesi, né l’ultimo arrivato che promette la luna…
La morte della zona
Innanzitutto complimenti per la sua attività e per la sua molteplicità di interessi!
Dopo aver letto le sue critiche alla dieta a zona vorrei alcune delucidazioni.
Invio di seguito uno stralcio preso da un sito internet in cui si paragonano le diete più usate oggi.
“La dieta, cosiddetta “a zona”, è stata proposta per la prima volta agli inizi degli anni ’90. Ideata da Barry Sears (scienziato americano, laureato in biochimica, specializzato nella terapia del tumore e nel controllo dietetico delle risposte ormonali), è oggi adottata dalla maggior parte degli atleti della nazionale olimpica degli USA (tra cui segnaliamo Maurice Green, l’uomo più veloce al mondo)”.
Sono ingegnere (quasi) pure io, ma oltre alla passione per la matematica (confesso, non ho avuto la possibilità di ricontrollare i suoi calcoli) vige per me una regola, quella del “ma gli altri saranno tutti cretini??”.
Ammesso che lo stralcio che ho recuperato dica il vero, come mai nessuno si è accorto dei paradossi matematici della zona? Se non produce risultati perché gli atleti della nazionale olimpica americana (che cercano la massima performance oltre all’essere magri) la utilizzano?
È un’immensa operazione commerciale o una dieta fatta solo per degli atleti?
Cordiali saluti,
Massimo
Questa mail è interessante anche dal punto di vista logico. Mi permetto cioè di precisare che la tua regola “ma gli altri saranno tutti cretini” non può avere valore deduttivo quando esistono insiemi contrapposti.
Consideriamo tre insiemi, i cristiani, i musulmani e gli atei. Se applico la tua regola dovrei essere contemporaneamente ateo, cristiano e musulmano!
Il vero problema che sta alla base della tua mail è forse che tu hai scoperto solo la mia fra le voci fuori dal coro degli osanna alla zona. In realtà, tranne che in alcuni ambienti (vedi body building), Sears non è affatto preso in seria considerazione dalla comunità scientifica internazionale. Per esempio diversi articoli smontavano la zona già nel 1997.
Oggi se ci colleghiamo a Pubmed, la banca mondiale delle ricerche mediche, si trova facilmente la confutazione finale della zona. Leggi cosa dice alla fine: “the Zone diet should be considered more ergolytic than ergogenic to performance“, in altri termini la zona è più distruttiva che costruttiva nei confronti della prestazione.
Sears è stato abilissimo a crearsi un alone di scientificità SOLO presso chi non ha modo di entrare nei canali ufficiali della scienza. Ci sono tanti altri che ci stanno provando. Come si fa? Si gioca con le parole e con gli strumenti del marketing. In un momento di leggero miglioramento dalla sua patologia persino il papa “faceva la zona” oppure “usava la papaia” come antiossidante. Si mettono in giro voci come quelle della nazionale americana (che non è vera!), usando frasi generiche come “la maggior parte” ecc., costruendo elenchi infiniti di personaggi che userebbero questo o quel prodotto (tra parentesi, la zona, la dieta italiana o la dieta dei fichi secchi sono ottimi alibi per l’atleta che fa una prestazione stratosferica e deve svelare un trucco legale, non potendo dire che i suoi tempi sono frutto dell’ultima frontiera del doping). Fini trucchi di marketing, come quello di ingigantire le competenze e i curricula (visto che mi è stato segnalato come refuso, preciso che trattasi di plurale di curriculum) di personaggi coinvolti: se per esempio metto in giro la voce che sono “collaboratore della Juventus”, collaboratore che vuol dire? Che sono componente fondamentale dello staff medico o pulisco gli spogliatoi dello stadio?
La scienza ufficiale irride certe posizioni e non se ne cura secondo il principio di “non ragioniam di lor, ma guarda e passa“; a me, per amore di verità, spiace che certe pseudoteorie mietano vittime fra chi non ha accesso alle informazioni scientifiche e lo dico chiaramente a tutti.