La fenilalanina è un aminoacido essenziale contenuto nella stragrande maggioranza delle proteine di origine animale e vegetale; è anche un metabolita dell’aspartame. Il nostro organismo la metabolizza sia nella sua forma levogira (L-fenilalanina) sia in quella destrogira (D-fenilalanina); nei prodotti di sintesi l’aminoacido è presente sotto quest’ultima forma. A differenza di quanto accade con gli altri aminoacidi, la forma destrogira non viene eliminata dal nostro organismo, ma viene convertita in feniletilamina (un neurotrasmettitore monoamminico); la feniletilamine sono una classe di sostanze alla quale appartengono diversi stimolanti.
La forma levogira, in presenza della vitamina B6 e della vitamina C partecipa alla sintesi della tiroxina (un ormone tiroideo); è inoltre coinvolta nella sintesi di catecolamine e melanina.
Una delle caratteristiche della sostanza è quella indurre un certo senso di sazietà; ciò accade perché essa favorisce la produzione di CCK-PZ (anche colecistochinina-pancreozimina); la CCK-PZ è un ormone che viene secreto dal duodeno che provoca il rilascio di bile e di enzimi digestivi pancreatici, stimola la secrezione di insulina e determina il senso di sazietà. Per questa sua caratteristica la fenilalanina viene impiegata nel trattamento di soggetti in sovrappeso.
Le principali fonti dell’aminoacido sono gli alimenti ricchi di proteine (carne, pesce e uova).
La DL-fenilalanina è una miscela che comprende le due forme, L- e D-, in parti uguali ed è disponibile come integratore alimentare.
Fenilchetonuria – La fenilchetonuria è una patologia genetica abbastanza rara (colpisce mediamente un soggetto ogni 10.000 nati) che è provocata da mutazioni del gene deputato alla biosintesi della fenilalanina idrossilasi, l’enzima che converte la fenilalanina in tirosina. A causa di questa mutazione genetica, l’organismo dei soggetti affetti da questa patologia non è in grado di metabolizzare la fenilalanina. Da qui la controindicazione per tali soggetti di assumere alimenti che sono stati dolcificati con aspartame che, come abbiamo visto, è un metabolita della fenilalanina.
Effetti dimostrati
La fenilalanina induce sazietà. La forma levogira ha dimostrato efficacia nel trattamento della vitiligine.
Controindicazioni, interazioni ed effetti collaterali
L’integrazione è controindicata in coloro che sono affetti da fenilchetonuria, da ipertensione ed emicrania. La sostanza è altresì sconsigliata a chi soffre di schizofrenia e a coloro che assumono farmaci inibitori della monoamminossidasi.

La fenilalanina è un aminoacido essenziale cioè che deve essere assunto tramite l’alimentazione
La fenilalanina può avere interazioni con i farmaci utilizzati per il trattamento della depressione e con quelli appartenenti alle categorie dei neurolettici e degli ipertensivi; può anche interagire con la tirosina.
Per quanto riguarda invece gli effetti collaterali, alle dosi consigliate, l’assunzione è generalmente ben tollerata; in soggetti più sensibili si possono avere nausea e mal di tesata.
Quali sono i dosaggi efficaci
I dosaggi ritenuti efficaci a scopo terapeutico sono i seguenti: da 350 mg a 2,25 g al giorno per la DL-fenilalanina) e da 500 mg a 1,5 g per la L-fenilalanina.
A chi serve
Viene utilizzata, sotto sorveglianza medica, nei soggetti sovrappeso per provocare la riduzione del senso di fame.