I fitosteroli sono molecole di natura sterolica presenti in molti vegetali. La loro struttura è analoga a quella del colesterolo, ma da esso differiscono in quanto sono presenti gruppi etilici o metilici nella posizione 24 della catena laterale del carbonio (C-24). Nel regno vegetale sono presenti anche steroli saturi che vengono denominati stanoli, meno diffusi dei corrispondenti insaturi. Comunemente, con il termine fitosteroli si indicano complessivamente stanoli e steroli.
Gli effetti ipocolesterolemizzanti (riduzione dei livelli ematici di colesterolo) dei fitosteroli sono noti fin dagli anni ’50 del XX secolo.
Come nel caso di molte altre sostanze, i fitosteroli non possono venire sintetizzati per via endogena nell’essere umano e quindi possono essere assunti solo tramite la dieta. Il numero di fitosteroli identificati fino ad adesso è superiore a 250, ma per quanto riguarda l’alimentazione i più presenti sono il beta-sitosterolo (65%), il campesterolo (30%) e lo stigmasterolo (4%). Gli alimenti che contengono una maggiore quantità di fitosteroli sono in primis gli oli vegetali; altri alimenti che ne contengono quantità significative sono la frutta a guscio, i cereali e i derivati di questi ultimi.
Nei Paesi occidentali l’apporto dietetico di questi steroli è piuttosto simile a quello del colesterolo, oscilla, infatti, dai 150 ai 450 mg pro die; in chi segue un regime alimentare di tipo vegetariano si registra un apporto dietetico di fitosteroli mediamente superiore del 50% circa.
Fitosteroli e colesterolo: assorbimento e metabolismo
Nonostante i fitosteroli e il colesterolo abbiamo una struttura molto simile, l’organismo umano li assorbe e li metabolizza diversamente; l’assorbimento del colesterolo, come è noto, varia da soggetto a soggetto (si va dal 20 all’80% circa), mentre l’assorbimento netto dei fitosteroli varia da minimo del 2 a un massimo del 5% (l’assorbimento dei fitostanoli è ancora minore); ne consegue che i valori ematici dei fitosteroli risultano molto ridotti rispetto a quelli del colesterolo (0,10-0,14% circa). L’assorbimento dei fitosteroli avviene nell’intestino tenue; qui arrivano attraverso il regime alimentare oppure attraverso il circolo entero-epatico.
Fitosteroli e colesterolo: l’approccio alimentare
Vista la loro ormai accertata e indiscussa attività ipocolesterolemizzante, l’assunzione di fitosteroli è spesso raccomandata a coloro nei quali vengono riscontrati livelli ritenuti eccessivi di colesterolo LDL (il cosiddetto colesterolo cattivo). Com’è noto, il primo approccio terapeutico che viene consigliato a coloro che soffrono di forme lievi di ipercolesterolemia è sostanzialmente basato su una variazione del regime alimentare e dello stile di vita; viene infatti generalmente consigliato di aumentare il quantitativo nella dieta di alimenti di origine vegetale ricchi di fibre, di ridurre l’assunzione di grassi saturi derivanti da alimenti di origine animale e di praticare un’attività fisica costante che, come noto, contribuisce a ridurre i livelli di trigliceridi e di aumentare i livelli di colesterolo HDL (il cosiddetto colesterolo buono).
Da diverso tempo ormai, per quanto riguarda il mero approccio alimentare, sono molte le voci favorevoli all’introduzione nella dieta di prodotti alimentari addizionati con queste molecole; l’ormai provata significativa azione ipocolesterolemizzante rappresenta infatti uno strumento che può valere la pena di sfruttare per ridurre il rischio di cardiovascolare.
Per quanto riguarda le ipercolesterolemie più gravi, molti medici oltre a prescrivere la terapia farmacologica (e cioè le statine) consigliano ovviamente una drastica modifica dello stile di vita; questa modifica prevede spesso l’inserimento nel regime alimentare di prodotti addizionati con fitosteroli; esistono infatti diversi studi che hanno mostrato che l’assunzione contemporanea di statine e steroli nelle ipercolesterolemie severe ha sommatori effetti positivi sulla diminuzione dei livelli ematici di colesterolo LDL; ciò è considerato di notevole importanza perché potrebbe portare alla riduzione dei dosaggi di statine, farmaci che devono essere assunti vita natural durante e che non sono privi di effetti collaterali anche importanti; peraltro non tutti li tollerano molto bene.

Vista la loro ormai accertata e indiscussa attività ipocolesterolemizzante, l’assunzione di fitosteroli è spesso raccomandata a coloro nei quali vengono riscontrati livelli ritenuti eccessivi di colesterolo LDL (il cosiddetto colesterolo cattivo)
Efficacia
Come detto, la significativa azione ipocolesterolemizzante è ormai dimostrata da tempo e non è oggetto di discussione. Per molti anni, nelle prove sperimentali sono stati somministrati notevoli quantitativi di fitosteroli pro die (dai 10 a 20 g circa); nel 1977, Grundy et al. dimostrarono che un dosaggio di 3 g/die aveva la stessa efficacia nel ridurre l’assorbimento di colesterolo; sempre nel 1977, Mason et al. introdussero il processo di esterificazione degli steroli; ciò consenti di rendere solubili i fitosteroli nei grassi alimentari; in seguito fu dimostrato che il processo di esterificazione, non solo incrementava la loro solubilità nei cibi a base essenzialmente lipidica (come per esempio la maionese), ma contribuiva anche ad aumentare la loro dispersione a livello intestinale con un netto miglioramento della loro efficacia.
Gli studi su queste sostanze sono diventati numerosissimi ed ormai è da tutti accettato che i benefici derivanti dall’assunzione dei fitosteroli sono dose-dipendenti; la relazione ha un andamento curvilineo. Diversi studi mostrano che, affinché sia possibile riscontrare un effetto sui livelli di colesterolo clinicamente rilevabile è necessario assumere una dose di fitosteroli pari a 1 g pro die; per riduzioni significative dei livelli di colesterolo LDL e colesterolo totale è necessario assumere una dose pari a 1,6 g pro die; si è anche osservato che aumentando la dose giornaliera (2,4 o 3,2) non risultavano ulteriori riduzioni dei livelli di colesterolemia.
Alla luce dei vari studi effettuati, diverse linee guida indicano 2 g pro die come dosaggio più idoneo alla riduzione significativa dei livelli ematici di colesterolo LDL.
Quante volte al giorno?
Per molto tempo si è pensato che, al di là della dose ritenuta corretta, per ottenere la massima efficacia dalla somministrazione dei fitosteroli, fosse necessario assumerli a ogni pasto contenente colesterolo, tant’è che la stragrande maggioranza degli studi effettuati sui fitosteroli sono stati condotti considerando 2-3 somministrazioni pro die. Studi successivi hanno però mostrato che assumere fitosteroli una volta al giorno o suddividere la razione giornaliera prevista in due o tre somministrazioni era assolutamente comparabile. Quindi, suddividere o no la dose giornaliera prevista diventa una mera scelta personale che non ha alcuna conseguenza sull’efficacia del trattamento.
I cibi addizionati con fitosteroli: quali alimenti sono più adatti?
Nella gran parte degli studi clinici effettuati, i ricercatori hanno utilizzato grassi spalmabili, oli vegetali, salse e margarine vegetali; a parità di dosaggio non sono emerse differenze di rilievo relativamente all’efficacia dei fitosteroli. È comunque evidente a tutti che utilizzare prodotti ad alto contenuto lipidico potrebbe mal conciliarsi con un regime alimentare che punta alla riduzione dei livelli ematici di colesterolo LDL; negli ultimi anni quindi l’interesse si è spostato sulla realizzazione di alimenti addizionati che avessero un tenore lipidico più basso di quelli utilizzati in precedenza; sono stati effettuati vari studi, quindi, proponendo alimenti pronti con un tenore lipidico relativamente più basso (carne, pasta, yogurt da bere ecc.) e i dati ottenuti hanno evidenziato che l’efficacia dei fitosteroli non dipende necessariamente dall’utilizzo di alimenti dall’alto tenore lipidico.
Alcuni studi hanno poi focalizzato l’attenzione sia su integratori sotto forma compresse e tavolette contenenti complessi stanoli-lecitina formulati in modo opportuno sia su capsule gelatinose contenenti fitosteroli in mezzo oleoso. Al momento attuale, pur ritenendo che si tratti di una strada interessante e che vale la pena essere approfondita, gli studi effettuati non sono ritenuti sufficienti a valutare l’efficacia di questi ultimi tipi di prodotto.
Gli alimenti addizionati con fitosteroli sono sicuri?
Gli studi atti a valutare la sicurezza di utilizzo di cibi addizionati con fitosteroli sono veramente numerosi e sia il Comitato Scientifico per l’Alimentazione della Comunità Europea, sia il Panel on Dietetic Products Nutrition and Allergies dell’European Food Safety Authority (EFSA) sono concordi nel ritenere che il consumo di fitosteroli possa dirsi assolutamente sicuro a patto che i cibi che li contengono non siano consumati in quantità tali da apportare un dosaggio di fitosteroli che oltrepassi la soglia di 3 g pro die.
I vari studi tossicologici e clinici effettuati somministrando miscele di fitosteroli e fitostanoli a vari tipi di modelli animali (cani, conigli e topi) non hanno messo in mostra alcun effetto tossicologico di rilievo, fatta eccezione per alcune variazioni di scarsa importanza relative ad alcuni parametri clinico-chimici ed ematologici.
L’attività estrogenica dei fitosteroli: un problema non rilevante
Gli organi dell’organismo umano che hanno recettori per le lipoproteine a bassa densità (LDL), ovvero il fegato, i testicoli e le ghiandole surrenali possono captare i fitosteroli operando la conversione in ormoni steroidei. La concentrazione in questi tessuti è significativamente inferiore a quella del colesterolo, pertanto il fenomeno di conversione non fornisce nessun significativo contributo alla sintesi degli ormoni sessuali, tant’è che i vari studi condotti sull’uomo non hanno evidenziato alcuna variazione di rilievo relativa ai livelli ematici degli estrogeni nei soggetti che consumavano prodotti addizionati con fitosteroli.
Fitosteroli e antiossidanti liposolubili
Alcuni studi hanno messo in evidenza un aspetto che merita una certa attenzione, ovvero la diminuzione dei livelli di antiossidanti liposolubili derivanti dal consumo di tali steroli. I risultati degli studi compiuti sono contradditori: alcuni studi mostrano che i livelli di alcuni antiossidanti liposolubili (retinolo, vitamina D e vitamina K1) non vengono ridotti in seguito al consumo di fitosteroli, mentre altri mostrano significative riduzioni (vitamina E, alfa-carotene, beta-carotene e licopene). Diversi studi effettuati sull’uomo hanno mostrato che le riduzioni registrate possono essere efficacemente contrastate aumentando l’apporto nella dieta di frutta e verdura, soprattutto quelle ricche di carotenoidi.
I fitosteroli possono indurre aterosclerosi?
La letteratura sui fitosteroli è molto ampia; secondo alcuni studi, queste molecole, in determinate circostanze, non soltanto risulterebbero inefficaci per la riduzione del rischio cardiovascolare, ma addirittura potrebbero favorire i processi aterosclerotici con conseguente aumento del rischio di incorrere in patologie quali ictus, infarto miocardico e altre patologie di tipo cardiovascolare.
La possibilità in effetti esiste, ma va però precisato che essa è legata alla presenza di sitosterolemia (anche fitosterolemia o xantomatosi con sitosterolemia) una rara patologia genetica causata dalla deregolazione dell’assorbimento del colesterolo e dall’accumulo di steroli, soprattutto quelli di origine vegetale; nei soggetti affetti da fitosterolemia, a causa dell’alterazione genetica alla base della malattia (i geni responsabili sono due proteine trasporto: ABCG5 e ABCG8) si hanno elevate concentrazioni plasmatiche di colesterolo e accumulo di beta-sitosterolo nei tessuti e ciò è causa dello sviluppo, fin dalla giovane età, di patologie a carico delle coronarie. La fitosterolemia è caratterizzata da xantomi, aterosclerosi prematura delle coronarie, anemia emolitica e/o epatopatie.
La possibilità che il consumo di fitosteroli possa portare a un aumento del rischio di patologie cardiovascolari è stata quindi al centro di vari studi condotti su animali; tali studi risultano essere abbastanza rassicuranti in quanto sembrano mettere in mostra che la somministrazione di fitosteroli riduce le lesioni aterosclerotiche e rallenta la progressione di quelle già presenti; non essendo disponibili studi specifici di intervento sull’essere umano, le analisi degli studi osservazionali a disposizione mette in evidenza l’esistenza di risultati contraddittori che se da una parte non confutano la possibilità di un incremento del rischio aterosclerotico legato ai livelli ematici di fitosteroli, dall’altra non la provano. Attualmente quindi, alla luce dei vari studi disponibili, la possibilità che i fitosteroli possano rappresentare un fattore di rischio per le patologie cardiovascolari non è dimostrabile e sarà necessario approfondire ulteriormente la questione.
Miscele di fitosteroli derivati dalla soia: c’è rischio di allergenicità?
La soia è una materia prima ritenuta allergenica. Ci si è quindi chiesti se esiste la probabilità, in soggetti suscettibili, di reazioni avverse in seguito al consumo di prodotti addizionati con fitosteroli derivati dalla soia. Il Panel Scientifico NDA dell’EFSA fa notare come siano pochi i dati relativi al possibile contenuto di allergene residuo nei prodotti addizionati con fitosteroli derivanti dalla soia, tale contenuto dipende sia dalla qualità che dall’efficienza dei passaggi di purificazione adottati al momento della produzione del prodotto. Attualmente, dalla letteratura disponibile, non emergono casi di reazioni allergiche ai fitosteroli ed è ritenuto molto improbabile che i prodotti alimentari addizionati con essi contengano quantitativi di allergene tali da provocare reazioni in forma severa nei soggetti allergici alla soia.
A chi servono?
I fitosteroli servono a soggetti con elevate concentrazioni ematiche di colesterolo e che seguono una dieta scorretta e ricca di colesterolo.
Il nostro giudizio in breve
Gli effetti dei fitosteroli nei confronti del colesterolo sono di interessante entità, ma evidenziabili soprattutto in alcune precise condizioni (vedi sopra); per la riduzione del colesterolo in soggetti affetti da ipercolesterolemia resta preferenziale uno stile di vita corretto; solo in un secondo tempo è opportuno rivolgersi all’integrazione alimentare o, eventualmente, ai farmaci.