I dimagranti sono prodotti che promettono un rapido dimagramento con un uso quotidiano associato all’alimentazione.
Va precisato innanzitutto che in questo articolo trattiamo dei cosiddetti dimagranti da banco (fra i quali possiamo far rientrare anche gli integratori per dimagrire), che vanno distinti da quelli con prescrizione (utilizzati per la cura delle obesità gravi) e da quelli decisamente da evitare, ovvero gli eccitanti (per esempio le anfetamine); i dimagranti da banco sono quelli che possono essere acquistati senza ricetta medica e sui quali è concentrata la pubblicità dei media.
Prima di entrare nel vivo dell’argomento, un’ulteriore precisazione: nel nostro Paese, i cosiddetti dimagranti con prescrizione non esistono più; fino a qualche anno fa erano due i principi attivi per i quali era necessaria la prescrizione medica, la sibutramina e l’orlistat; la prima è stata ritirata dal mercato, mentre il secondo è entrato a far parte del novero dei dimagranti da banco. Per una descrizione dettagliata di sibutramina e orlistat rimandiamo all’articolo specifico Dimagranti con prescrizione.
I dimagranti da banco
Premettiamo il nostro giudizio globale sulla categoria:
non funzionano.
Prima di studiarli in dettaglio, si deve considerare il fatto che in linea del tutto generale un dimagrante da banco che si basi su integratori e che prometta di non avere effetti collaterali (non è cioè un farmaco) ben difficilmente potrà funzionare: se altero l’assorbimento dei cibi non posso farlo in maniera così intelligentemente selettiva da non avere qualche piccolo problema (per esempio, anche il digiuno ha effetti collaterali): paradossalmente,
se non ho effetti collaterali, sto assumendo acqua fresca.
Meccanismi d’azione
I meccanismi d’intervento dei dimagranti sono sostanzialmente cinque: accelerazione del metabolismo, eliminazione di parte di zuccheri e/o grassi, riduzione del senso della fame, eliminazione dei liquidi, effetti lassativi.
L’accelerazione del metabolismo – Si cerca di innalzare la temperatura corporea o di stimolare particolari situazioni (per esempio risvegliando la tiroide). È il caso del celeberrimo fucus, alga appartenente alla famiglia delle Fucacee che vive nei mari temperato-freddi. La specie Fucus vesciculosus (quercia marina) viene utilizzata in erboristeria per preparare dimagranti; la presunta efficacia deriverebbe dallo iodio contenuto nell’alga (presenza già scoperta da B. Courtois ai primi dell’800) che stimolerebbe la tiroide, normalizzando il metabolismo dei soggetti in cui l’obesità deriva da una disfunzione tiroidea (comunque una piccola percentuale della popolazione sovrappeso). Il fucus contiene anche l’acido alginico che può assorbire una quantità d’acqua pari a cento volte il suo peso (da qui il teorico impiego anticellulite). In realtà in soggetti sovrappeso, ma sani, i meccanismi di controllo dell’organismo sono tali che il prodotto viene spesso neutralizzato da un’assuefazione che vanifica i benefici iniziali.
Purtroppo tutte le sostanze non nocive (come per esempio il ginseng o il guaranà) che vogliono innalzare il metabolismo sono meno efficaci della semplice caffeina, assunta in giuste dosi!
Le pillole dimagranti (brucia-grassi) – Molti prodotti sono a base di erbe cui sono attribuite proprietà dimagranti inesistenti. Sono a base di sostanze che, intervenendo sul metabolismo dei lipidi, dovrebbero controllare l’accumulo di grassi, aiutando a bruciare quelli esistenti. Alcuni prodotti dimagranti vanno a intaccare processi che comunque in un individuo sano (come la maggior parte dei soggetti sovrappeso) sono utili; addirittura se usati da sportivi possono produrre cali d’energia (dovuti all’inibizione dei processi o a un generico effetto anoressante) che non giustificano l’impiego. È il caso della garcinia, nome comune della Garcinia Cambogia, pianta originaria del sud-est asiatico, utilizzata in erboristeria in prodotti dimagranti per la presenza di acido idrossicitrico nella buccia del frutto. Sembra che l’acido agisca sull’enzima citratoliasi o direttamente sull’acetilcoenzima-A, bloccando la sintesi degli acidi grassi, evitando che si formi tessuto adiposo. Se da un lato il processo sarebbe positivo poiché porta al consumo dei grassi circolanti (con riduzione dei trigliceridi), dall’altro è negativo perché l’acetilcoenzima-A è fondamentale nella produzione di energia. Altri (come il Citrus aurantium) attaccano direttamente i grassi già depositati e li trasformano in energia (almeno teoricamente). In corrispondenza di precisi stadi di maturazione il frutto del Citrus aurantium (più noto come arancio amaro) contiene una combinazione di amine adrenergiche (sinefrina, N-metilsinefrina, hordenina, octopamina e tiramina) che aumenta l’attività metabolica, aumentando la beta-ossidazione dei grassi. Questo in teoria; in pratica non esiste nessuna evidenza scientifica di una reale efficacia. Esistono molte ricerche che dimostrano come l’azione possa sussistere solo se il soggetto ha una dieta fortemente ipercalorica; cioè l’effetto di queste sostanze si riduce a bruciare un 10% circa delle calorie introdotte. Se il soggetto segue una dieta ipocalorica (come generalmente è consigliato), la quota risparmiata è veramente minima e i risultati sono deludenti.

Dalla pianta Citrus aurantium si può estrarre la sinefrina, sostanza inserita in molti dimagranti da banco
La riduzione del senso di fame – Si attua di solito con l’ingestione di sostanze come il chitosano (una sostanza cristallina ottenuta dalla chitina che costituisce lo scheletro esterno degli Artropodi e dei Crostacei in particolare), il guar (una fibra estratta dai semi di una leguminosa) o il glucomannano (uno zucchero complesso estratto da un albero del Giappone) che si comportano come spugne che gonfiandosi in presenza di acqua danno un senso di pienezza e impediscono l’assorbimento dei nutrienti. Ovviamente non vanno a intaccare la massa magra, ma il loro utilizzo continuo non sempre è consigliabile a causa dei problemi gastrici (nausea e lunghezza della digestione) e intestinali (flatulenza, volume delle feci) che portano con sé.
Un altro metodo per ridurre il senso della fame è utilizzare sostanze con un effetto anoressante. È decisamente sconsigliato; i prodotti anoressanti blandi (come la bromelina, enzima sulfidrilico che, oltre a controllare i fenomeni infiammatori, ha un’azione proteolitica) non producono effetti pratici, mentre altri come la fentermina hanno pesanti effetti collaterali. Alcune erbe come la griffonia possono avere un’azione farmacologica, ma il fatto che siano vendute al banco (cioè senza ricetta medica) in genere rivela che le dosi sono talmente modeste da non avere sì controindicazioni, ma nello stesso tempo da essere del tutto inefficaci: per esempio la griffonia avrebbe un’attività antidepressiva lieve e quindi potrebbe essere utile nella fame nervosa, ma come ogni antidepressivo se assunta in dosi tali da funzionare ha anche controindicazioni!
L’eliminazione dei liquidi – Un modo molto semplice per far perdere qualche centinaia di grammi nei primi momenti dell’uso del dimagrante è di far perdere liquidi. Alcune erbe hanno un’azione diuretica (per esempio il carciofo e il tarassaco), altre una blanda azione sulla circolazione (per esempio la centella), entrambe azioni che consentono di abbassare solo temporaneamente e di pochissimo il peso corporeo eliminando liquidi.
Effetti lassativi – Molti dimagranti da banco hanno come ingredienti alcuni principi attivi con proprietà lassative (vedasi per esempio la cassia, nota anche come senna, uno dei componenti principali di molti prodotti commercializzati come lassativi).
L’utilizzo di ingredienti con proprietà lassative ha per certi versi lo stesso scopo che ha l’utilizzo di ingredienti con azione diuretica, ovvero quello di consentire una rapida riduzione del peso eliminando scorie e liquidi; sfortunatamente però si tratta di un calo ponderale che alla fine si rivela fittizio.

I dimagranti da banco sono prodotti che possono essere acquistati in farmacia senza l’obbligo di presentare la ricetta medica
Dimagranti: perché non funzionano
Innanzitutto occorre capire che
se i dimagranti funzionassero, non esisterebbe il sovrappeso.
Quindi è abbastanza inutile sperare che il prossimo prodotto funzioni quando tutti quelli che si sono provati hanno fallito! Non a caso il marketing dei dimagranti usa un trucco razionale molto noto (argumentum ad novitatem): il nuovo prodotto (Nuovo Dimagrisco Forte) è migliore del precedente solo perché è “nuovo” o è “forte”!
Il costo dei dimagranti è elevato, ma non per i costi di ricerca, bensì per gli altissimi costi pubblicitari: se un prodotto funzionasse davvero, basterebbe il passaparola a ingigantire la sua diffusione.
Da notare che molti dimagranti sono venduti da aziende di piccole o medie dimensioni, a riprova che nessuna grande multinazionale del farmaco sporcherebbe il suo nome con prodotti che non funzionano granché (principio delle multinazionali).
L’entusiasmo iniziale – I dimagranti sembrano funzionare nei primi giorni (settimane) d’assunzione per il semplice fatto che il soggetto è motivato e spontaneamente, anche in modo inconscio, aiuta il dimagrante, limitando l’assunzione di cibo e facendo un po’ di moto. Sulle confezioni dei dimagranti si parla di dieta equilibrata, dieta ipocalorica, regolare esercizio fisico da abbinare al dimagrante. Ma siamo seri:
se mangio poco e faccio una regolare attività fisica, che bisogno ho di assumere i dimagranti?
Di una cosa si può star certi: su nessun dimagrante si troverà scritto qualcosa del tipo: “mangia quanto vuoi, con Pillolin dimagrisci lo stesso!”.