La dieta per la candida ha, secondo i suoi propugnatori, lo scopo di impedire che questo fungo proliferi eccessivamente all’interno dell’organismo umano. Sembra opportuno, prima di addentrarsi nella questione prettamente dietetica, fornire qualche informazione sulla specie più importante del genere Candida, la Candida albicans.
La Candida albicans è un microrganismo saprofita (il termine saprofita indica quegli organismi che traggono nutrimento da materiale organico morto o in fase di decomposizione) che accompagna naturalmente la vita dell’individuo sano senza arrecare danni al suo organismo; quando però, per le più svariate ragioni, l’efficacia del sistema immunitario diminuisce, la Candida albicans può essere fonte di notevoli problemi per la salute del soggetto; il quadro patologico provocato dalla Candida albicans viene definito come candidosi, o candidiasi, (maggiori dettagli sono reperibili sul nostro articolo sulla candidiasi). Generalmente questo microorganismo è presente nelle vie respiratorie, nei genitali femminili e nel tubo gastroenterico; quando la candida attacca quest’ultimo tessuto si parla di candidosi intestinale, un quadro patologico che, secondo molti, è responsabile di numerosi disturbi sia psicologici che fisici (astenia, depressione, cefalea, ipoglicemia, perdita di memoria ecc).
Dieta per la candida: cosa mangiare
Nel 1983, negli Stati Uniti, uscì un testo scritto da William G. Crook (un noto medico statunitense nato a Jackson, nel Tennessee) intitolato The Yeast Connection: A Medical Breakthrough nel quale veniva proposta una dieta per la candida che raggiunse, e ha tuttora, una certa notorietà, nonostante siano passati più di trenta anni. È doveroso comunque premettere che non vi sono assolutamente certezze scientifiche relative all’utilità del regime alimentare proposto da Crook come non ve ne sono sui presunti legami tra i disturbi sopra riportati e la presenza di candidosi intestinale.
In linea generale, comunque, tutte le varie proposte dietetiche formulate per combattere il fastidioso disturbo si basano su una drastica riduzione dell’apporto di carboidrati.
Alimenti da evitare sono in primo luogo:
- aceto
- alimenti affumicati
- alimenti contenenti lieviti (per esempio pane e pizza)
- alimenti ricchi di conservanti
- arachidi
- bevande alcoliche
- bevande zuccherate
- cereali
- cioccolata
- formaggi fermentati
- pasticceria in genere
- patate
- saccarosio
- yogurt alla frutta
Sì, ma con una certa moderazione, alla pasta e al riso se integrali.
Sono permessi il pesce e le uova, così come le carni magre, gli oli di semi, le alghe e le verdure.
Viene raccomandato il consumo di yogurt non zuccherati, di probiotici e di prebiotici, di aglio, anice, carciofo, cumino, curcuma, finocchio, kefir e miso.
Un regime alimentare siffatto può risultare molto penalizzante visto il basso apporto glicidico (nei casi considerati più severi si consiglia di non superare un apporto giornaliero di carboidrati superiore ai 60 grammi). Ovviamente, la severità del regime alimentare dipende anche dalle condizioni al contorno (peso del soggetto, attività fisica svolta, sesso ed età).
Dieta per la candida: quanto tempo?
Sulla durata delle restrizioni alimentari vi sono pareri discordi; c’è chi parla di un mese, c’è chi afferma che invece è necessario seguire un tale regime alimentare per periodi di tempo molto più lunghi (cinque o sei mesi).

Circa il 66% di tutte le donne in età fertile hanno avuto almeno un episodio di candidosi vaginale nell’arco della loro vita.
Integratori e rimedi naturali
I cultori delle terapie alternative inseriscono spesso, nelle loro indicazioni dietetiche, l’integrazione giornaliera di 500 mcg di biotina (una delle vitamine del gruppo B) in quanto questa contribuirebbe a ridurre l’aggressività del fungo, inoltre suggeriscono il consumo, in associazione o da sole, di Hidrastis canadensis, Berberis vulgaris e Echinacea angustifolia, tre erbe che avrebbero azione fungicida, antibatterica e di potenziamento del sistema immunitario. Consigliabile sarebbe anche il consumo di L. acidophilus e Bifidobacteria (in polvere o in capsule) da aggiungere al L. bulgaricus, in quanto sostanze utili al ripopolamento della flora intestinale.
Un tale programma di integrazione dovrebbe essere seguito per alcuni mesi e si fa notare che, durante i primi giorni di “terapia”, si potrebbe assistere a un notevole peggioramento dei sintomi; tale peggioramento, comunque di breve durata, sarebbe espressione della cosiddetta reazione di Jarish-Herxheimer, un fenomeno che sarebbe provocato dalla “caduta” del fungo.
Una dieta per la candida può davvero funzionare?
A essere onesti, pensare di risolvere il problema Candida attraverso restrizioni di tipo alimentare sembra una risposta molto semplicistica e non risolutiva; la realtà è che chi è affetto da candidosi è, con tutta probabilità, un soggetto con una situazione organica particolarmente compromessa ed è questa compromissione dell’organismo che deve essere risolta se si vuole arrivare a capo del problema candidosi.
Consiglio generale
Ogni patologia minore – e la candida può rientrare in questa categoria, anche se può rivelarsi molto fastidiosa – può essere decisamente meglio gestita se il soggetto ha un buon stile di vita. L’alimentazione quindi è un’arma in più che è tanto più potente quanto più si vive meglio. Per esempio, è decisamente inutile occuparsi di mangiare bene se poi si fuma, si ha una vita totalmente sedentaria, ci si concede troppo spesso agli alcolici ecc.