La dieta genetica è un regime nutrizionale dimagrante che si fonda sulla personalizzazione realizzata sulla base del profilo metabolico del singolo soggetto, profilo che viene determinato tramite l’esecuzione di un test genetico.
Ideata negli USA molti anni fa, la dieta genetica ha acquisito una certa notorietà nel nostro Paese soltanto nel corso del 2013; attualmente viene proposta da diverse aziende fra le quali ricordiamo i centri LaClinique e i centri g&life; la dieta genetica viene proposta anche nell’ambito del programma Tisanoreica di Gianluca Mech.
Il test genetico
Come detto, la dieta genetica (gene diet) è basata su un test genetico che può essere eseguito direttamente nei laboratori del centro; in alcuni casi, invece, il cliente riceve a casa un kit per il prelievo di un campione della propria saliva, questo dovrà poi essere spedito al laboratorio insieme ad altre informazioni (peso, altezza, valori ematici di glicemia, colesterolo e trigliceridi nonché quantità di attività fisica svolta ed eventuale presenza di patologie); una volta che il campione viene acquisito dal laboratorio, un genetista medico esaminerà i risultati, provvederà a elaborare il profilo genetico del soggetto ed esaminerà le informazioni che quest’ultimo ha inviato insieme al campione. Il genetista, sulla base dei risultati e delle informazioni ricevute, fornirà al medico nutrizionista tutti i dati necessari alla redazione della dieta genetica personalizzata.
Generalmente le aziende che offrono questo tipo di servizio prevedono un supporto a distanza da parte del nutrizionista allo scopo di aiutare il cliente a seguire al meglio il regime alimentare proposto.
I geni analizzati
Il test genetico prevede l’analisi di diverse aree; i centri LaClinique, per esempio, prendono in considerazione le seguenti: gusto (gene TAS2R38), intolleranza al lattosio (lattasi), stress ossidativo (MTHFR), metabolismo dei glicidi (PGC-1 alpha, PPAR gamma-2, TCF7L2, LEPR), metabolismo dei lipidi (grelina, FTO, MC4R, LPL, recettore delle LDL, resistina, APOA5, GCKR), metabolismo osseo (ESR1, LRP5) e stile di vita (ACE, CHRNA3).
Dieta genetica: funziona?
I sostenitori della dieta genetica, che sostanzialmente è una delle applicazioni della nutrigenomica, ritengono che l’approccio personalizzato che caratterizza questa proposta dietetica sia il metodo più indicato per la lotta al sovrappeso. A livello teorico, in effetti, la proposta ha un suo “fascino”, ma è a livello pratico che noi riteniamo possano verificarsi dei problemi.
Di fatto si sostiene che, seguendo le indicazioni derivanti dal test genetico, si sarebbe in grado di indirizzare correttamente il metabolismo. In realtà, a tutt’oggi, non ci sono prove certe che questo sia realmente possibile e sembra prematuro affidarsi alla genetica per cercare di vincere la lotta al sovrappeso considerando per di più che è possibile farlo semplicemente seguendo un regime alimentare equilibrato (vedasi, per esempio, la dieta italiana).
Peraltro bisogna considerare che la genetica non è in grado di dare risposta a tutte le nostre domande; basti pensare al fatto che esistono numerose malattie la cui origine è di tipo genetico, ma che soltanto una parte di queste ha come causa esclusiva una mutazione genetica.
Il tipico esempio è la malattia celiaca, patologia che ha una componente immunogenetica; nei soggetti europei colpiti dalla malattia, nel 90% dei casi è presente l’eterodimero DQ2 (un eterodimero è una molecola formata da due subunità diverse), mentre nel 5-10% dei casi è presente l’eterodimero DQ8, codificati dal sistema HLA di classe II; nella stragrande maggioranza dei casi (99% circa), chi non presenta tali varianti non svilupperà mai la patologia, i soggetti che presentano questi assetti, invece, sono “suscettibili”, ma non è detto che svilupperanno la malattia; allo stato delle conoscenze attuali, si ritiene che circa un 30% della popolazione presenti sul proprio HLA le combinazioni predisponenti; solo un numero di limitato di soggetti, però, diventerà celiaco.
Non è detto quindi che, se nel corredo genetico di un soggetto è presente, per esempio, una mutazione a livello di un gene che regola il metabolismo lipidico, si sia in grado di annullarne gli effetti seguendo un regime personalizzato in base al test genetico.
Del resto è a tutti noto che, a parte rari casi relativi a determinate patologie a carattere genetico, le condizioni di salute di un soggetto sono maggiormente influenzate dallo stile di vita piuttosto che dalla variabilità genetica. Soggetti più “fortunati” geneticamente che adottano uno stile di vita scorretto possono trovarsi in condizioni decisamente peggiori di coloro che, pur presentando determinate variabilità genetiche, seguono un buon stile di vita.
Del resto, non c’è bisogno di eseguire test genetici per capire che se ho difficoltà a perdere peso (pur seguendo un determinato regime alimentare), posso porre rimedio alla situazione semplicemente aumentando il numero di ore dedicato all’attività fisica.
Dieta genetica: la nostra opinione
Le conoscenze attuali mostrano che, nella stragrande maggioranza dei casi, la presenza nel proprio corredo genetico di determinate mutazioni aumenta le probabilità di andare incontro a determinati problemi; si parla però di probabilità, non di certezza. Avere una mutazione genetica predisponente all’obesità non significa che si è inevitabilmente destinati a diventare obesi. Ovviamente si dovrà seguire un regime alimentare equilibrato e adottare uno stile di vita salutistico; si potranno avere maggiori difficoltà di chi è geneticamente più fortunato di noi, ma l’obesità non è certo un evento ineluttabile.
La strategia di coloro che sostengono la dieta genetica si basa sul riuscire a convincere le persone che esistono dei fattori genetici che sono in grado impedirci di dimagrire, cosa che non è stata assolutamente dimostrata; c’è una certa analogia, nell’approccio al cliente, con coloro che propongono un regime alimentare basato sui test per le intolleranze alimentari (smetti di assumere determinati alimenti e riuscirai a dimagrire).
In realtà, se si analizzano i piani dietetici proposti, si scopre che sono tutti molto simili fra loro e che la personalizzazione è decisamente relativa.
In realtà, quello che è necessario fare per dimagrire veramente, senza poi riacquistare il peso perso, è adottare un modello alimentare equilibrato (abbinandolo a una giusta dose di attività fisica) e seguirlo per tutta la vita. Non occorrono costosi test genetici per raggiungere determinati risultati, è sufficiente un po’ di buona volontà.